Beirut, perché la strage? Sei allarmi ignorati. «Arrestare i responsabili del porto»

Beirut, perché la strage? Sei allarmi ignorati. «Arrestare i responsabili del porto»
di Marco Ventura
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Giovedì 6 Agosto 2020, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Il day after di Beirut ha il volto di una città ufficialmente dichiarata disastrata dal governo libanese, con tre giorni di lutto e diversi ospedali distrutti dalla terribile esplosione di martedì, con i malati di Covid costretti in strutture da campo e gli altri nosocomi al collasso, la disperata ricerca di sangue, medici e infermieri, e l'allarme dell'Unicef per la situazione dei bambini, i più fragili i più colpiti, lo spettro di un avvitamento della già catastrofica crisi economico-finanziaria e politica del Paese dei Cedri, di Beirut la Parigi del Medio Oriente, e la corsa del mondo a mandare aiuti.

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IL BILANCIO
Il bilancio delle vittime ieri sera parlava di 135 morti e 5mila feriti. Molti purtroppo i dispersi, sepolti dalle macerie con le squadre di soccorso. Come nell'11 Settembre. Uccisi 16 pazienti e dipendenti del Saint George University Hospital, 4 erano infermieri. Ed era una delle maggiori cliniche private impegnate nella lotta al Covid-19. L'entità della devastazione provocata dalla deflagrazione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio stoccate nel porto è come se fosse stata provocata da un terremoto di magnitudo 3.3. I quartieri orientali cristiani più vicini al porto sono quelli investiti direttamente: Mar Mikhael, Geitawi, Ashrafieh, Bourj Hammoud. Ma ci sono anche una base Unifil e molte residenze internazionali. Ferita gravemente la moglie dell'ambasciatore dei Paesi Bassi. La rappresentanza è stata colpita in pieno.

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IL FUTURO
C'è chi parla di classe media di Beirut ridisegnata dalla tragedia. Per tutti i libanesi si annunciano adesso giorni spaventosi, perché nel porto c'erano i silos del grano, l'85 per cento delle riserve cereali del Libano e anche se il ministro dell'Economia e Commercio rassicura i connazionali dicendo che c'è da mangiare a sufficienza, tutte le scorte del porto, anche quelle non annientate, devono considerarsi contaminate dalle sostanze tossiche sprigionate da incendi e deflagrazione. C'è quindi un allarme chimico, che sembra ridursi di ora in ora con il deposito delle sostanze a terra. Il presidente della Repubblica, Michel Aoun, ha convocato una riunione con il governo, chiedendo che i responsabili siano presto individuati. L'esecutivo ha chiesto alla magistratura militare di mettere agli arresti domiciliari durante l'inchiesta tutti i responsabili che nel porto hanno avuto a che fare con la gestione del nitrato di ammonio, che secondo il ministro dell'Interno, Mohammed Fehmi, vi era stoccato dal 2014. I funzionari doganali inviarono cinque/sei lettere ai giudici tra il 2014 e il 2017 chiedendo loro cosa fare del carico sequestrato, che venne messo nel deposito numero 12 del porto. Le richieste dei funzionari sono sempre cadute nel vuoto.

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LO SCENARIO
La misura dello scenario da ecatombe è data anche dalle immagini della nave da crociera,la Orient Queen, di proprietà dell'imprenditore libanese Mari Abu Mehri, stava attraccando e si è lentamente eclissata: i due membri dell'equipaggio rimasti uccisi vengono chiamati martiri, difficile in Medio Oriente distinguere le tragedie accidentali dal lessico della guerra. Ci sono poi i senza casa, i numeri oscillano fra 250mila e 300mila. Per la Federazione alberghiera libanese, il 90 per cento degli Hotel nella capitale è stato danneggiato. Intanto il Tribunale speciale dell'Onu ha deciso di rinviare al 18 agosto la sentenza, in origine prevista per venerdì, sulla morte dell'ex primo ministro Rafik Hariri. I tafferugli scoppiati tra seguaci e avversari di Hariri che punta l'indice contro i terroristi sono già una prima avvisaglia dell'onda d'urto politica del grande boato di martedì.
 

 

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