Barcellona, concerto per 5mila persone senza distanziamento: «Così cerchiamo di ritornare alla normalità»

Barcellona, concerto per 5mila persone senza distanziamento: «Così cerchiamo di ritornare alla normalità»
di Elena Marisol Brandolini
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Lunedì 29 Marzo 2021, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 16:05

Josep Maria Llibre è un ricercatore dell'Hospital Germans Trias i Pujol di Badalona, specialista in malattie infettive, in particolare Aids e Covid. E' l'artefice, assieme a Boris Rebollo, e in collaborazione con la Fondazione lotta contro l'Aids, dell'esperimento condotto a termine nella Sala Apolo di Barcellona nel dicembre scorso di un concerto per 500 persone con mascherina, test Covid negativo e senza distanziamento. Sabato sera, il test si è ripetuto per 5.000 persone che hanno potuto assistere al Palau Sant Jordi, nelle stesse condizioni dell'Apolo, al concerto della band Love of Lesbian, organizzato dal Consorci Festivals per la Cultura Segura. Parliamo con lui del test realizzato.

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Com'è iniziato questo processo di test?
«Qualche mese fa venne Primavera Sound chiedendomi come si poteva fare per generare dati scientifici rigorosi che verificassero la realizzazione di un evento musicale dal vivo in sicurezza, in uno spazio chiuso in epoca di Covid. Così disegnammo un programma di screening di massa alla Sala Apolo di Barcellona, con una serie di misure come le mascherine e una ventilazione ottimizzata. Dimostrando che la gente che segue un concerto al chiuso senza mantenere il distanziamento poteva cantare ballare e abbracciarsi senza rischiare un incremento di contagi. E quello che abbiamo fatto al Palau Sant Jordi è stato incrementare tutte queste misure per un concerto commerciale passando da 500 a 5.000 persone».


Ma è diverso passare da una sala piccola come l'Apolo al Sant Jordi che è uno stadio.
«Effettivamente il Sant Jordi ha un soffitto, ma è molto grande e la quantità d'aria che circola è tanta. Quello dell'Apolo è stato un test clinico molto controllato perché era la prima volta, facemmo molti controlli di laboratorio. All'Apolo non trovammo nessun contagio, nel caso del Sant Jordi abbiamo trovati sei positivi prima del concerto, che sono quelli che ci aspettavamo».


Usate la tecnica dello screening perché confidate nei test antigenici?
«Le attività culturali sono state bloccate quando si sono cominciate a dimostrare trasmissioni del virus in assembramenti di molta gente in luoghi chiusi.

Allora, abbiamo pensato che i test antigenici fossero adeguati per individuare tutte le persone contagiose. Inizialmente avevamo solo i test molecolari che non captano con precisione questa possibilità di trasmissione, ma solo chi ha avuto o ha il Covid. Invece ci sembrava che i test antigenici, che sono economici e possono farsi in dieci minuti, fossero lo strumento adeguato per fare lo screening ed evitare che persone con possibilità di contagio andassero al concerto».


Questa tecnica è utile anche per il tracciamento delle catene di contagio?
«Sì, infatti già si applica in alcuni luoghi come scuole, imprese, anche in ospedali per avere un'individuazione rapida di quali sono i soggetti trasmissori e isolarli. Si era pensato che non sarebbe stato possibile montare uno screening di migliaia di persone in uno stesso luogo e una cosa che si è dimostrata con il concerto del Sant Jordi è che invece si può fare e questo è molto importante. Del concerto di ieri ha beneficiato chi vi ha assistito ma anche chi non vi è andato, perché per i sei casi positivi che abbiamo individuato abbiamo tagliato la catena di contagi».


Continuerete a seguire i 5.000 del Sant Jordi?
«D'accordo con la sanità pubblica tra 14 giorni sapremo quanti, tra quelli che hanno dato il consenso alla conoscenza dei dati, hanno contratto il Covid. Quindi avremo l'incidenza del contagio per questo collettivo di persone e la compareremo con la popolazione dello stesso gruppo di età per verificare se c'è stato un incremento di casi».


Siete consapevoli, con l'iniziativa del Sant Jordi, di avere regalato felicità alla gente?
«Sì, ne siamo consapevoli e questo ci dà molto entusiasmo».

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