Si perde in strada a tre anni: 30 anni dopo i genitori riescono a riabbracciarlo

Si perde in strada a tre anni: 30 anni dopo i genitori riescono a riabbracciarlo
di Federica Macagnone
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Martedì 26 Febbraio 2019, 19:21 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 08:50
Anche se non avevano mai perso la speranza, per i genitori di Cheng Xueping le possibilità di ritrovare il figlio, che all'età di tre anni si era smarrito per le strade di Guizhou, sembravano quasi inesistenti. Soprattutto in un Paese sconfinato come la Cina, dove ogni anno scompaiono circa 70mila bambini, risucchiati nel vortice della tratta dei minori che li sfrutta avviandoli ai lavori forzati e alla prostituzione o immettendoli sul mercato delle adozioni illegali. Invece, quando a 30 anni di distanza da allora ogni speranza sembrava svanita, il miracolo è avvenuto: grazie a un po' di fortuna, alla tenacia di Cheng e alle banche dati del dna in mano alla polizia, Cheng Jiguang, il padre, e Gao Zhenling, la madre, hanno potuto riabbracciare, in lacrime e con il cuore che scoppiava, qual figlio che non hanno mai visto crescere e al quale hanno pensato ogni giorno della loro vita, oppressi da un senso di colpa che non li ha mai abbandonati.

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Cheng nacque nel 1985 nella Contea di Nanbu. Quando era ancora in fasce fu cresciuto dalla nonna, alla quale l'avevano affidato i genitori che, per lavorare, avevano dovuto trasferirsi a Guinzhou, nel sudovest del Paese, a 700 km. di distanza. Dopo non molto, però, presi dalla nostalgia per il bimbo, decisero di riprenderlo e portarlo con loro, pur sapendo di non avere molto tempo a disposizione per seguirlo durante il giorno: una decisione di cui si sono pentiti amaramente e che non si sono mai perdonati. Cheng aveva solo tre anni quando si perse uscendo dal cantiere in cui lavorava suo padre: tutte le ricerche furono inutili. Troppo piccolo per fornire indicazioni a chi lo trovò mentre vagava smarrito, il bimbo venne portato nella Contea di Jize, 1.700 chilometri a nord da Guizhou, da un uomo che lo adottò ma che in seguito lo lasciò alla famiglia di suo fratello che aveva già altri figli. 

Oggi Cheng, cresciuto nella consapevolezza di essere stato adottato, racconta di non essersi mai sentito troppo attaccato alla famiglia adottiva e di aver sempre coltivato la speranza di rintracciare i suoi veri genitori. Una volta diventato adulto si è registrato sul sito web cinese Baby Back Home, un'organizzazione no-profit che aiuta le famiglie a rintracciare i bambini persi. Un tentativo disperato che equivaleva a cercare il classico ago nel pagliaio, ma l'anno scorso si è intravista una luce in fondo al tunnel: nell'agosto 2018, infatti, la polizia di Nanbu annunciò di aver trovato una possibile corrispondenza tra il dna di Cheng e quello di due coniugi residenti nella Contea. All'inizio di quest'anno i funzionari hanno chiesto a Cheng Jiguang e Gao Zhenlingi di fornire ulteriori campioni e il 15 febbraio hanno potuto confermare che i due erano i genitori biologici di Cheng Xueping.

In un clima di grande tensione, finalmente, dopo 31 anni nei giorni scorsi la famiglia si è riunita, con i genitori che si sono inginocchiati in preda all'emozione quando hanno visto il figlio, tra lacrime e abbracci che sono sembrati non finire mai, così come sembravano non avere fine i ringraziamenti del padre nei confronti della polizia. «Senza il vostro aiuto - ha detto - non avrei mai rivisto mio figlio: non ci sarebbe stato denaro al mondo in grado di poterlo riportare a casa».
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