Lasciata in aeroporto a 9 mesi: Emilie lancia un appello ai genitori 26 anni dopo

Lasciata in aeroporto a 9 mesi: Emilie lancia un appello ai genitori 26 anni dopo
di Francesca Pierantozzi
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Martedì 4 Agosto 2020, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 11:55

PARIGI Ci sono tanti posti da cui Emilie potrebbe venire. L'India per la pelle d'ambra, lo Sri Lanka per gli immensi occhi neri, La Riunione per i lineamenti morbidi, la bocca carnosa. Solo il fisico può dirle qualcosa sulle sue origini. Sull'atto di nascita, recuperato tre anni fa, c'è solo una data inventata e un luogo tirato a indovinare. Il medico che la visitò per primo dopo che un'impiegata di un autonoleggio dell'aeroporto di Orly la trovò vicino a una cabina telefonica, stabilì che la piccola aveva nove mesi: fece presto i conti, era il 19 settembre 1994, scrisse nata il 19 dicembre 1993. Per il luogo scelse l'indirizzo della maternità più vicina all'aeroporto.

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IL RACCONTO
«Non provo nessun rancore per nessuno, al contrario penso che lasciarmi vicino a quella cabina telefonica sia stato un grande atto d'amore, per salvarmi da qualcosa dice oggi Emilie, splendida 26 enne, impiegata in una catena di alberghi di lusso a Aix en Provence - Vorrei solo sapere, perché la mia vita non sia un castello senza fondamenta». Emilie è il nome che le diedero gli agenti di polizia dell'aeroporto, Mandom è il cognome che porta da 25 anni, da quando la adottarono Monique e Philippe.

Il 16 aprile, nel mezzo del lockdown, Emilie ha deciso di gettare una bottiglia in mare e ha postato un messaggio via facebook. Un corto riassunto della sua storia, quattro foto e un appello: «Sono sicura che da qualche parte, qualcuno sa, aiutatemi, voglio solo sapere la verità, avere delle risposte per costruirmi, il mistero sulle mie origini rimbomba negli abissi della mia immaginazione». Il post è stato condiviso oltre 150 mila volte, la sua storia che 26 anni fa si ridusse a un trafiletto nelle cronache locali è arrivata sulle prime pagine e addirittura sul Times.

Sulle foto che Emilie ha postato appare una bambina bellissima, sorridente, con un pigiamino rosa, e tutto quello che resta della sua vita di neonata: un passeggino grigio, una trapunta di Hello Kitty. La sua testa spuntava da quella coperta quando Isabelle Chakir, oggi 45 anni, la vide sola, su quel passeggino, davanti a una cabina telefonica vicino al banco dell'agenzia di autonoleggio dove lavorava , al Terminal Ovest dell'aeroporto parigino di Orly. C'era un uomo che stava telefonando, pensò fosse il papà, ma l'uomo se ne andò, e la bambina nel passeggino restò lì, tranquilla, sorridente, con la sua copertina, e una borsa con il biberon il talco, un cambio di pannolini.

IL RICORDO
«Mi sorrideva, voleva giocare, non aveva per niente l'aria traumatizzata, né sembrava essere stata abbandonata» racconta oggi Isabelle. Emilie l'ha cercata quando il suo nome è apparso sull'atto di nascita. «Non avevo mai smesso di pensare a lei racconta Isabelle l'ho riconosciuta subito, stessi occhi, stesso sorriso, è stata un'emozione indescrivibile». Monique e Philippe hanno sostenuto da subito il desiderio di Emilie di ritrovare quel «pezzo mancante del puzzle», come lo chiamano. «Non cerco l'amore, non cerco soldi o un'altra famiglia ripete Emilie ai giornalisti Ho solo bisogno di capire che cosa è accaduto. Fin da piccola, e nonostante l'amore dei miei, ho sempre sentito un vuoto. Avevo 12 o 13 anni quando una delle mie cugine ebbe un bambino. Con mamma andammo alla maternità, ma io non riuscii a entrare. Capii per la prima volta quel pezzo che mi mancava. Come sono nata?».

LE RICERCHE
Nel 2017, quando decide di cominciare a cercare, scopre che la polizia abbandonò l'inchiesta dopo sei mesi. Un'unica testimone, una donna delle pulizie, aveva detto di aver visto una donna bionda, con la pelle scura, aggirarsi con aria sperduta, due grosse valigie e un passeggino per l'aeroporto. Ma dalle telecamere di sorveglianza, niente. Emilie è cresciuta senza problemi con la sua nuova famiglia, un fratello, Antoine, anche lui adottato, è arrivato quando lei aveva due anni.

Buoni studi, un ragazzo, tanti viaggi. «Sono diversi i posti in cui sono stata e in cui la gente credeva fossi nata: la Riunione, l'India, la Thailandia...». Una ricerca genetica conferma le diverse possibilità: 50 per cento d'India, 50 per cento di Europa (probabilmente Alsazia o Germania). «I miei primi nove mesi devono essere stati belli dice Emilie sono cresciuta sana, equilibrata. Una sola volta ho sognato mia madre: era vestita da astronauta...».
 

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