Baltic Pipe, il gasdotto alternativo al Nord Stream: la Polonia (attraverso la Norvegia) rinuncia al gas russo

Polonia, Norvegia e Danimarca hanno inaugurato un gasdotto strategico che consentirà a Varsavia di diventare completamente indipendente dalle consegne russe

Baltic Pipe, il gasdotto alternativo a Nord Stream: inaugurato da Norvegia, Polonia e Danimarca
di Mauro Evangelisti
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Sabato 1 Ottobre 2022, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 16:27

La Polonia lo ha detto con forza: stiamo lavorando per renderci indipendenti dal gas russo da prima dell'aggressione dell'Ucraina, per questo oggi possiamo inaugurare un gasdotto alternativo. Si chiama Baltic Pipe e diventa fondamentale mentre Nord Stream (1 e 2), che deve trasportare gas naturale dalla Russia all'Europa centrale, sta registrando un blocco dovuto a una serie di perdite causate probabilmente da un sabotaggio organizzato da Mosca.

Per capire la nuova mossa del risiko dell'energia bisogna tornare indietro di qualche giorno, al 27 settembre. Raccontano i lanci delle agenzie di mezza Europa: Polonia, Norvegia e Danimarca hanno inaugurato un gasdotto strategico che consentirà a Varsavia di diventare completamente indipendente dalle consegne russe. «Questo gasdotto rappresenta un sogno polacco» dice solenne il presidente polacco Andrzej Duda parlando del Baltic Pipe (capacità di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno).

L'impianto è frutto di un progetto sostenuto dalle Reti Transeuropee per l’Energia. Dall’Unione europea spiegano: «Potenzia la diversificazione dell’approvvigionamento di gas nell’Europa centro-orientale e negli Stati baltici aprendo una nuova rotta di importazione dal Mare del Nord verso l’UE». Si tratta di un progetto di interesse comune dal 2013 e ha ricevuto circa 267 milioni di euro di finanziamenti dell’UE.  Secondo gli analisti, anche i Paesi baltici avranno benefici dal nuovo impianto. 

Come funziona il gasdotto Baltic Pipe

Questo gasdotto trasporterà gas naturale dalla piattaforma norvegese, passando per la Danimarca e attraverso il Mar Baltico fino alla Polonia. «L'era del dominio russo nel campo del gas sta volgendo al termine, l'era segnata da ricatti, minacce ed estorsioni», spiega il primo ministro polacco Mateusz Morawieck in un servizio di Euronews che definisce anche la portata di Baltic Pipe che dovrebbe entrare in funzione tra un mese: «La norvegese Equinor ha dichiarato venerdì di aver stipulato un accordo decennale per la vendita di gas naturale alla polacca PGNiG in un accordo che copre un volume di 2,4 miliardi di metri cubi (bcm) all'anno, ovvero circa il 15% del consumo annuo polacco. Il Baltic Pipe ha una capacità annua di 10 miliardi di metri cubi».

 

Il ruolo della Norvegia fa venire alla mente la celebre serie tv scritta da Jo Nesbo, Occupied, in cui si immagina che i russi invadono proprio il paese scandinavo come risposta alla decisione di Oslo di sospendere l'estrazione di petrolio e gas naturale a causa della crisi ambientale (ma nella fiction Mosca agisce d'accordo con la Ue); il coinvolgimento della Danimarca invece fa pensare alla più recente quarta stagione di Borgen (serie tv danese appunto) in cui si descrive una crisi politica dopo che in Groenlandia, territorio controllato dalla Danimarca, viene trovato il petrolio: il governo di Copenaghen si spacca sulla oppoprtunità di estrarlo a causa dell'emergenza climatica. Anche in questo caso sullo sfondo c'è il ruolo di Russia (e della Cina). In sintesi: ciò che sta succedendo oggi, il peso di gas e petrolio nello scacchiere geopolitico, era stato previsto, anche dalle fiction.  

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