L'Azovstal bomba ecologica, i veleni dall’acciaieria finiscono in mare: «Può inquinare il Mediterraneo»

L’allarme lanciato dal sindaco di Mariupol spingerà l’Occidente a occuparsi anche dei gravi danni ambientali causati dalla guerra

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di Vittorio Sabadin
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Giovedì 19 Maggio 2022, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 13:00

Nello stabilimento Azovstal di Mariupol, teatro del lungo assedio che si è concluso solo poche ore fa, c’è una bomba ecologica che potrebbe esplodere da un momento all’altro, con gravi conseguenze per il Mar Nero e il Mediterraneo. Il sindaco della città, Vadym Boichenko, ha rivelato che i sotterranei dell’acciaieria dove il battaglione Azov ha resistito per più di due mesi «sono presenti condutture che contengono decine di migliaia di tonnellate di acido solfidrico». «I bombardamenti – ha detto – potrebbero averle danneggiate, e il riversamento del liquido potrebbe uccidere completamente la fauna e flora del Mare di Azov e riversarsi poi nel Mar Nero e di qui nel Mediterraneo». Boichenko ha chiesto che esperti dell’Onu siano autorizzati ad accedere all’impianto per studiare la situazione, ed «evitare una catastrofe mondiale».

L’acido solfidrico è il sottoprodotto di molte lavorazioni industriali ed è estremamente velenoso.

Ha un caratteristico odore di uova marce, ma in alte concentrazioni paralizza i nervi olfattivi e non lo si sente più. Le concentrazioni superiori a mille parti per milione uccidono con un solo respiro, il «colpo di piombo» che causava la morte degli addetti alle botti nelle concerie di pelle. Riversato nel mare di Azov in grande quantità, potrebbe distruggerne l’habitat in breve tempo.

Oltre le bombe

L’allarme lanciato dal sindaco di Mariupol spingerà l’Occidente a occuparsi anche dei gravi danni ambientali causati dalla guerra, finora tenuti in secondo piano dalla necessità di aiutare gli esseri umani a sopravvivere. I bombardamenti sull’acciaieria di Azovstal e sulle sue condutture piene di veleno sono solo uno degli aspetti del disastro ambientale causato dalla guerra. Le coste sul Mar Nero contese da Mosca erano una riserva di molti uccelli migratori, come l’aquila dalla coda bianca, lo smergo dal petto rosso e il cavaliere d’Italia, ed ospitavano specie in via di estinzione. Nelle ultime settimane vi ha trovato rifugio anche un esercito invasore, che bombarda e appicca incendi. Nelle guerre, i soldati scavano trincee, i carri armati abbattono ogni forma vegetale che incontrano, le bombe diffondono gas tossici e particolati nell’aria, e metalli pesanti nel suolo che non scompaiono in fretta. A Ypres, in Belgio, sono stati recentemente rilevati nel terreno piombo e rame della Prima guerra mondiale. L’Ucraina è piena di impianti chimici, di depositi di petrolio, di condutture di gas, di magazzini che custodiscono materiali inquinanti che possono essere colpiti. Alcuni lo sono stati. «È una situazione che può davvero essere paragonata all’uso di armi chimiche – ha detto al New York Times il biologo e naturalista ucraino Oleksii Vasyliuk - I russi non hanno portato qui sostanze tossiche, ma hanno riversato nell’ambiente quelle che erano già sul territorio dell’Ucraina». Nel paese ci sono anche 15 reattori nucleari in quattro centrali e ancora non sono chiari i danni causati a Chernobyl dall’occupazione russa. Quando tutto sarà finito, bisognerà occuparsi anche di questo, e il conto dei danni potrebbe rivelarsi molto alto.

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