Azovstal, che significa la resa? Il valore (simbolico) delle «nuove Termopili» e il potere di Putin nei negoziati

Per Kiev aver salvato i soldati-eroi è una successo. Ma Mosca ora può rivendicare una vittoria

Azovstal, che significa la resa? Il valore (simbolico) dell'acciaieria e il nuovo potere di Putin nei negoziati
di Marco Prestisimone
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Martedì 17 Maggio 2022, 13:15 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 08:57

Lo spiraglio di luce che illumina e quasi eleva uno dei difensori di Azovstal è in realtà simbolo di un momento - quello dell'accordo Ucraina-Russia sull'evacuazione dell'acciaieria - già diventata una delle tappe più importanti della guerra. Nella notte tra lunedì e martedì hanno lasciato lo stabilimento 264 soldati, di cui 53 feriti. Secondo la vice ministra della Difesa ucraina, Hanna Maliar, sono stati trasferiti in due città dell’Ucraina che si trovano in territori controllati dai russi, e che nei prossimi giorni verranno riportati in territorio ucraino con uno scambio di prigionieri. Una resa, di fatto, che arriva dopo 82 giorni di combattimento. L'operazione ha permesso a Kiev di portare in salvo quelli che sono considerati dei veri e propri eroi nazionali: i soldati del reggimento Azov hanno resistito quasi tre mesi agli attacchi russi a Mariupol, una città conquistata da Mosca dopo un lunghissimo assedio. Tutto il centro era nelle mani russe, fatta eccezione per l'acciaieria, fino a ieri sera difeso dai soldati che avevano rifiutato ogni richiesta di resa. «La guarnigione di Mariupol ha compiuto la sua missione di combattimento, il comando militare supremo ha ordinato ai comandanti delle unità di stanza ad Azovstal di salvare le vite dei combattenti», ha dichiarato lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. 

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Il valore simbolico della presa dell'acciaieria

La conquista di Azovstal per la Russia in questo momento ha più un valore simbolico. Per l'Ucraina i combattenti sono già considerati degli eroi e soprattutto la loro tenacia ha tenuto i russi impegnati su quel fronte impedendo alle truppe di dedicarsi ad altri obiettivi militari. «I difensori di Mariupol sono gli eroi del nostro tempo - ha detto infatti lo Stato maggiore delle forze armate ucraine -. Sono per sempre nella storia. Mentre tenevano posizioni su Azovstal, hanno impedito all'esercito russo di trasferire fino a 17 battaglioni tattici, circa 20.000 soldati in altre aree, e impedito la conquista rapida di Zaporizhzhia, l'accesso al confine amministrativo delle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia».

Della difesa di Mariupol fanno parte l'unità speciale separata Azov, la 12esima Brigata della Guardia nazionale dell'ucraina, la 36esima Brigata separata dei Marine, guardie di frontiera, polizia, volontari: attirare le principali forze russe attorno a Mariupol ha dato l'opportunità a Kiev di preparare e creare linee difensive, dove si trovano attualmente le truppe, e dare un contrattacco a Mosca. «Gli 82 giorni di difesa di Mariupol passeranno alla storia come le Termopili del XXI secolo. I difensori di Azovstal hanno rovinato il piano di occupare l'est, hanno incassato i colpi, dimostrando la loro vera capacità di combattimento. Questo ha completamente cambiato il corso della guerra», ha scritto su Twitter il consigliere della presidenza ucraina Mykhailo Podolyak.

Le trattative 

Con l'acciaieria si apre un fronte nuovo per le trattative. Perché mentre da Mosca si affrettano ad accusare Kiev di «essersi ritirata dai negoziati», in realtà quanto successo ad Azovstal dimostra che i contatti fra le delegazioni ci sono. E per Zelensky «la massima attività diplomatica in altre aree, nell'interesse del Paese. Questo lavoro richiede delicatezza, e tempo». Certo è che Putin e l'intera propaganda russa, questa di Mariupol sarà una vittoria da sbandierare eccome: sarebbe un tassello importante nell'opera di «denazificazione» apertamente dichiarata dall'inizio dell'invasione. Difficile che però porti a un'attenuazione del conflitto, anche perché nel programma degli obiettivi stilati dallo zar resta il contesissimo Donbass, dove alle truppe russe le cose non stanno andando benissimo. Di certo si tratta di una vittoria, seppur minima, che permetterebbe alla delegazione russa di sedersi da una posizione un po' meno debole delle precedenti al tavolo dei negoziati.

La controffensiva

La controffensiva intanto prosegue sulle ali dell'entusiasmo nella regione di Kharkiv, la seconda città nel nord-est del Paese, dove l'esercito di Kiev rivendica di aver ripreso il controllo fino al confine con la Russia. Un'avanzata che, se consolidata, darebbe un'ulteriore iniezione di fiducia alle truppe, che già attendono l'arrivo delle nuove forniture di armi pesanti dagli alleati occidentali. «Signor Presidente, ce l'abbiamo fatta», festeggiano orgogliosi i militari al fronte in un video diventato virale sui social e rivolto a Zelensky, che ha subito risposto esprimendo «una gratitudine senza confini» alle truppe. L'avanzata ha intanto spinto Mosca a rafforzare il controllo sul confine nelle regioni di Bryansk e Kursk, mentre fino a sette battaglioni delle forze armate bielorusse continuano a presidiare la frontiera con l'Ucraina, costringendo le truppe di Kiev a non allentare la sorveglianza. Per la Russia, però, potrebbe trattarsi anche di manovre per concentrare gli sforzi sull'offensiva nel Donbass. Attacchi che le forze ucraine, quando non possono contrastare, cercano di frenare. 

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