Avramopoulos: «Più rimpatri per gli irregolari, gli Stati non restino a guardare»

Avramopoulos: «Più rimpatri per gli irregolari, gli Stati non restino a guardare»
di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
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Mercoledì 23 Gennaio 2019, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 11:21
«È impensabile che di fronte a queste tragedie gli Stati membri restino a guardare». Con parole molto dure Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza sceglie di commentare le morti dello scorso fine settimane nel Mediterraneo, ricordando, inoltre, che «non possono essere sempre gli stessi Paesi a fornire risposte». Avramopoulos definisce molto costruttivi gli incontri avuti a Roma con il premier Giuseppe Conte e con il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Ricorda che la comunicazione con governo italiano «è diretta e costante» e commenta l'autocritica del Presidente della Commissione Juncker sull'austerity imposta alla Grecia. Quanto infine alle elezioni europee di maggio, il Commissario Ue mette in guardia dalle forze populiste che useranno il tema dei migranti per spaventare i cittadini europei. Per questo, sostiene, «si può essere sia patrioti che europei».
Commissario, nel Mediterraneo si torna a morire. Per il ministro dell'Interno Matteo Salvini meno partenze significa anche meno morti in mare
«Il punto è che la vita umana non può essere ogni volta oggetto di una negoziazione. Abbiamo avuto nuovi tragici eventi questo fine settimana, con perdite di vite e persone che aspettavano di essere salvate. È impensabile che di fronte a queste tragedie gli stati membri restino a guardare. E non possono essere sempre gli stessi paesi a fornire risposte».
Sì, ma cosa può fare l'Europa?
«Abbiamo bisogno di soluzioni europee strutturate e realmente condivise. Ecco perché mi impegno a continuare a lavorare per una riforma complessiva del Sistema Europeo di Asilo, Dublino inclusa. Ma finché non troveremo un accordo sulla riforma del Regolamento di Dublino, siamo pronti a lavorare con gli Stati membri per degli accordi temporanei».
La scorsa settimana ha incontrato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Com'è andata?
«Sì, sono venuto a Roma per incontrare sia il Primo Ministro Giuseppe Conte, sia il Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Sono stati incontri costruttivi. Condividiamo le stesse priorità: rafforzare ancora di più le nostre frontiere esterne, continuare il nostro impegno con i paesi terzi per ridurre gli arrivi irregolari e aumentare i rimpatri di coloro che non hanno il diritto di rimanere. Come anche lavorare per una soluzione sostenibile, attraverso un reale meccanismo europeo di solidarietà».
Matteo Salvini ha dichiarato che lei, tra i Commissari europei, è quello che quando c'è una necessità, risponde sempre. Avete un buon rapporto anche personale a quanto pare.
«Ho un canale di comunicazione aperto e diretto con il governo italiano, proprio come faccio con tutti gli Stati membri. Questo perché, quando si tratta di affrontare sfide comuni in tema di migrazione e sicurezza, è logico e naturale. Dobbiamo lavorare tutti insieme, non gli uni contro gli altri, non c'è spazio per conflitti e rivalità».
Secondo alcuni osservatori, la vicenda della Sea Watch ha fatto emergere ancora una volta una profonda spaccatura politica e il rischio che ognuno pensi ai propri confini.
«Come prima cosa, desidero chiarire che sono rincuorato dal fatto che sia stata trovata una soluzione che ha consentito a tutti i migranti a bordo delle due navi delle ONG di sbarcare a Malta. Credetemi, non è stato facile, e per arrivare a questa soluzione ho lavorato a diretto contatto con numerosi ministri europei».
Commissario, lei è greco, e qualche giorno fa dal Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è arrivata una chiara autocritica nei riguardi di un'austerità avventata. Sono parole che l'hanno sorpresa?
«Il presidente Juncker ha parlato come chi ha vissuto fin dall'inizio la crisi finanziaria greca, quando era Presidente dell'Eurogruppo. Si riferiva esplicitamente al ruolo del Fondo Monetario Internazionale e in particolare al contributo del FMI ed ai limiti dei suoi programmi di aiuto, che oggi sono ampiamente riconosciuti. Il Presidente ha anche rivendicato con orgoglio e soddisfazione il ruolo della Commissione nell'aver aiutato la Grecia e altri paesi a superare la crisi. Ciò che intendeva è che si sarebbe dovuta mostrare più solidarietà al popolo greco. Mi creda, il presidente Juncker è più sensibile e attento alle persone che ai numeri».
Quindi si poteva essere realmente più solidali con la Grecia?
«Sicuramente, l'intera gestione sarebbe stata diversa se fosse stata solo la Commissione a decidere. Ciononostante, sarà ora necessario rimanere concentrati su come affrontare pienamente le conseguenze sociali ed economiche che sono il retaggio degli anni della crisi».
Le prossime elezioni europee si giocheranno prevalentemente sul tema dei migranti. L'egoismo di alcuni paesi potrebbe causare la fine del progetto europeo?
«Fin dall'inizio ho detto che se qualcosa ha messo in discussione la coesione e i valori del progetto europeo, questa è stata la crisi migratoria e dei rifugiati, non la crisi economica. Il tema dei migranti assumerà un ruolo importante, da qui alle europee, e temo che sarà sempre più sfruttato dai nazionalisti e dai populisti. Per loro questo argomento è un capro espiatorio facile per alimentare le paure. Ma non offrono soluzioni».
Quali sono le risposte che si devono dare?
«Dobbiamo agire e ascoltare i nostri cittadini, comprendere e affrontare le loro preoccupazioni e le loro paure, e offrire soluzioni reali per eliminare queste paure. Questo è ciò che la Commissione europea ha fatto fin dall'inizio. Se oggi abbiamo meno arrivi irregolari, è chiaramente e solo grazie ad un approccio europeo unitario che abbiamo portato avanti. Ed è solo insieme che dobbiamo andare avanti. Gli interessi locali e nazionali dei nostri cittadini sono interessi europei, possiamo essere sia patrioti che europei».
 
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