Una poltrona da ambasciatore per due, la scommessa dei coniugi tedeschi a Lubiana

Una poltrona da ambasciatore per due, la scommessa dei coniugi tedeschi a Lubiana
di ​Marina Valensise
4 Minuti di Lettura
Martedì 4 Agosto 2020, 01:54 - Ultimo aggiornamento: 10:10

Un po’ per un uno, non fa male a nessuno. Ultima frontiera della parità di genere, dal primo agosto hanno preso servizio come Ambasciatore di Germania in Slovenia due diplomatici di carriera, Nathalie Kauther, 45 anni, e Adrian Pollmann, 43. 

Carfagna: «Fronte trasversale per fondi Ue a welfare e lavoro delle donne». E Bonetti accetta l'invito
Ocasio-Cortez sfida l'ipocrisia. Negli Usa come in Italia donne elogiate in pubblico e calpestate
 

Una poltrona per due



I due, marito e moglie, schivo lui, estroversa lei, entrambi biondi con gli occhi azzurri e molto simili nei tratti, entrambi in carriera dal 2005, sono una coppia di nome e di fatto. Si divideranno onori e oneri del prestigioso incarico ufficiale, alternandosi a rotazione come capomissione a Lubiana per un periodo otto mesi ciascuno, nell’arco di quattro anni.

Se uno dei due si ammala, naturalmente, non sarà il coniuge a sostituirlo, bensì il loro vice. E quando l’uno sarà in servizio, il coniuge, volta per volta, e senza discriminazioni, sarà al suo fianco come moglie o come marito per fare gli onori di casa, organizzare i posti a tavola e pensare ai fiori. L’iniziativa evidentemente presuppone un’intesa coniugale a prova di bomba e un grandissimo affiatamento. Niente coppie litigarelle e soprattutto niente competizione di coppia.

Non per caso è stata proposta dallo stesso duo di diplomatici in carriera che ha lavorato di fino sull’Auswaertiges Amt, dopo aver servito in condivisione come vicecapomissione a Sarajevo. Oggi come allora, la novità per loro nasce non tanto dalla smania egalitaria, quanto soprattutto dall’esigenza di dedicare più tempo alla famiglia e di seguire in prima persona i tre figli, rispettivamente di sette, otto e dieci anni.



A Berlino la loro proposta della coppia di diplomatici ha incontrato subito il consenso del ministro degli Esteri Heiko Mass, il quale, oltre a profittare dell’opportunità per svecchiare i ranghi del suo dicastero, avrà colto volentieri due piccioni con una fava, dividendo in due l’indennità di servizio e valorizzando com’è giusto il lavoro femminile, ancora percentualmente poco rappresentato nell’alta funzione pubblica persino in un paese senza pregiudizi di genere come la Germania. 

D’altra parte, la Germania, da decenni governata da un cancelliere donna, non è il primo Paese a innovare in tal senso. Il primato, almeno cronologico, spetta infatti alla Confederazione Elvetica, che già nel 2009 mandò una coppia di ambasciatori a Bangkok. E persino la Francia, patria dell’eguaglianza dei diritti, e però anche della differenza di genere, ha battuto sul tempo la Germania, visto che nel 2016 sperimentò a Zagabria l’incarico di capomissione alternato, ottenendo le doppie credenziali di ambasciatore in Croazia per Corinne e Philippe Meunier. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, con l’abbinata Kauther-Pollmann a Lubiana, se non fosse che l’esempio tedesco potrebbe adesso dilagare a macchia d’olio.

Certo, finora, l’alternanza lavorativa tra marito e moglie era appannaggio solo di piccole imprese artigiane a conduzione familiare, dove magari vigeva anche la differenziazione funzionale tra i due titolari, sicché il sarto cuciva e la sarta rifiniva, il sellaio tagliava e la sellaia lucidava, oppure valeva peri piccoli esercizi commerciali come un bar, una tintoria, una tabaccheria. Adesso però con l’equiparazione in tandem di una funzione pubblica, chissà, forse l’esempio dilagherà anche tra prefetti, magistrati, magari anche fra professori universitari, che aspireranno a dividersi la cattedra come il letto matrimoniale, con buona pace di chi s’ostina a denunciare il malvezzo accademico del familismo amorale.

Resta il fatto, che al di là della spinta egalitaria e del sacrosanto principio della parità di genere, molte professioni sembrano comportare singolarità irriducibili, che mal si conciliano con la condivisione. Chi di noi può immaginare una coppia di chirurghi che abbia la stessa identica specializzazione per darsi il turno in camera operatoria o alternarsi nella direzione di un reparto? E vogliamo parlare dei capotreni, degli astrofisici, dei dirigenti di impresa? Quello che è possibile per la funzione pubblica non è detto che si possa applicare senza danno ad altri settori professionali.
Auguri dunque ai Deutsche Botschaft und Botschafterin, purché non alimentino l’emulazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA