La colorata e rumorosa manifestazione, fatta di tante bandiere algerine, fiori e cartelli con «Bouteflika vattene», per ore è stata pacifica. Alla fine però la polizia, che aveva tenuto un basso profilo per tutta la giornata, ha lanciato lacrimogeni per impedire che alcune frange puntassero sul palazzo presidenziale. Piccoli gruppi hanno divelto piastrelle dal tetto di un museo per tirarle alla polizia. Bouteflika, 82 anni, al potere dal 1999, è infermo e quasi assente dalla vita pubblica da quando lo colpì un ictus cerebrale nel 2013.
Da quasi due settimane è ricoverato a Ginevra, ufficialmente per controlli, tra preoccupanti indiscrezioni smentite dal su entourage. Un candidato alle presidenziali, Rachid Nekkaz, è stato fermato dalle forze dell'ordine davanti all'ospedale della città elvetica dove era andato «per vedere» di persona se Bouteflika «sta bene» sebbene «tutti quanti sanno che è morto».
«Allarmi infondati. Gli esami sono quasi finiti e il presidente tornerà presto», ha invece assicurato il direttore della campagna elettorale del presidente-candidato, Abdelghani Zaalane. Le proteste in Algeria, dopo la prima grande manifestazione del 22 febbraio, sono quasi quotidiane e si tratta comunque dei più affollati cortei dai tempi della primavera araba del 2011, disinnescata in Algeria da elargizioni consentite dai proventi petroliferi. Ad Algeri le autorità avevano cercato di arginare l'ondata fermando i mezzi pubblici ma la manifestazione è riuscita lo stesso.
Video ripresi da telefonini hanno documentato manifestazioni anche a Orano, Constantine, Setif, Annaba e Souk Ahras, dove gli agenti sono sembrati sfilare coi manifestanti, in un riflesso delle prese di distanza e dimissioni più o meno smentite che stanno emergendo nel sistema di potere formatosi attorno al Fronte di liberazione nazionale.
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