Al Zawahiri morto, la trappola: dal modellino della casa ai missili con lame rotanti

Il blitz programmato a inizio 2022 dopo la scoperta del trasferimento della famiglia

Al Zawahiri morto, la trappola: dal modellino della casa ai missili con lame rotanti
di Marco Ventura
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Mercoledì 3 Agosto 2022, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 00:09

L'uccisione di al Zawahiri, il medico e raffinato criminale che parlava nell'orecchio di Osama Bin Laden e fu la mente dell'11 Settembre, è cominciata all'inizio di quest'anno, quando l'Intelligence americana ha scoperto che la moglie, la figlia e i nipoti del leader di Al Qaeda si erano trasferiti in un villino della zona residenziale di Kabul, la capitale afghana riconquistata un anno fa dai Talebani. Per l'esattezza nella parte controllata dal potente clan banditesco degli Hakkani, che esprimono il ministro dell'Interno. E l'eliminazione è avvenuta in un attimo, sulla terrazza di casa, nel traffico di una capitale. C'è quest'uomo anziano che aveva l'abitudine, stando agli appunti degli invisibili agenti della Cia, di passare il tempo sul balcone. Due missili R9X Hellfire, Fuoco d'Inferno, lo hanno centrato in pieno.

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È un'arma micidiale, che non lascia scampo, di estrema precisione, al punto che può far fuori l'autista di un'automobile risparmiando il passeggero al suo fianco.

Dalla Casa Bianca fanno sapere che Joe Biden si era voluto personalmente assicurare che non ci sarebbero state altre vittime civili, neppure tra i familiari.


UN NINJA VOLANTE
Doveva essere un'esecuzione mirata del nemico n.1 dell'America. L'R9X trasporta 45 chilogrammi di metallo rinforzato nella punta, e nel momento in cui raggiunge il target non esplode ma dispiega sei lame affilatissime di lunghezza variabile. La chiamano blade bomb, bomba-lama, ninja bomb o flying Ginsu, da una marca di rinomati coltelli americani ma con un sapore che rimanda alle atmosfere dei film giapponesi sui samurai. Il corpo è cilindrico e la mancanza di una vera esplosione limita i danni collaterali. Potrebbe essere stato un R9X a far fuori il generale iraniano Qasem Soleimani, di fatto il numero 2 del regime di Teheran, per ordine di Trump. Stavolta il drone potrebbe essere partito da una base nel Golfo Persico, oppure dall'Oceano Indiano, o dagli stessi Stati Uniti. L'Intelligence Usa ha lavorato nelle ultime settimane per avere la prova che l'inquilino di quella villetta fosse proprio Al Zawahiri, la cui ultima apparizione risale a un video di maggio in cui invitava a concentrare gli sforzi jihadisti sul Kashmir. Poi ci sono stati i briefing nella situation room alla Casa Bianca, tra Biden e i responsabili della Sicurezza nazionale e dei servizi segreti. Tutto documentato dalle foto rilanciate da Washington. Persino lo studio dell'azione su una fedele riproduzione della villa. Infine, via libera dal presidente.

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«Zawahiri era molto più importante strategicamente che tatticamente, per Al Qaeda», sostiene Colin P. Clarke, esperto di anti-terrorismo del Soufan Group di New York. «Ha guidato l'organizzazione in tempi turbolenti, comprese le Primavere arabe e l'ascesa dello Stato Islamico, tenendola a galla». Ma gli è sempre mancato il carisma che aveva Osama. «Al Qaeda non è più centralizzata come ai tempi di Bin Laden», dice Marco Lombardi, coordinatore del centro Itstime della Cattolica di Milano. «Ora sta più sui territori, dalla Penisola arabica all'India e al Bangladesh. Zawahiri era ridotto a una figura marginale del jihadismo globale. L'eliminazione ha valenza simbolica».
IL SUCCESSORE
Con lui muore la Triade di Al Qaeda: Osama, al Zawahiri e al Zarqawi. Ma non bisogna cadere nell'errore di pensare che sia finita la guerra, il terrorismo jihadista è attivo, sul piano operativo non è cambiato molto». C'è poi da valutare le connessioni di Zawahiri con gli Hakkani e col regime talebano, «ci sono anche gruppi in Afghanistan che proprio non lo sopportavano, il regime è frammentato al suo interno». «Dando protezione al leader di Al Qaida i talebani hanno violato gli accordi di Doha» avverte il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby. Per gli Usa se la leadership afghana vuole «guidare l'Afghanistan non può dare ospitalità ai terroristi». Chi sarà il successore? «Molte fonti spiega Lombardi indicano l'egiziano Saif al-Adl, una figura riverita e rispettata nella galassia jihadista, ma che si trova da vent'anni in Iran, a lungo agli arresti domiciliari e potrebbe essere accusato di complicità con gli sciiti. In alternativa, Abu Abd al-Karim al-Masri, elemento di spicco in Siria».

 

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