Al Zawahiri morto, colpito sul balcone di casa a Kabul: operazione di precisione, la famiglia non è stata ferita

L'uomo, 71 anni, è stato ucciso da due missili Hellfire "Ninja"

Al Zawahiri morto, tradito dal balcone di casa a Kabul: operazione di precisione, la famiglia non è stata colpita
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Martedì 2 Agosto 2022, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 23:56

Il presidente Joe Biden ha annunciato che un attacco di droni della CIA ha ucciso Ayman Al Zawahiri, leader di al Qaeda, il fanatico vice di Osama Bin Laden che è stato la mente dietro i molteplici attacchi negli ultimi due decenni che hanno causato la morte di migliaia di americani. Nelle sue osservazioni, Biden ha ripetutamente invocato gli attacchi terroristici dell'11 settembre, che al-Zawahiri ha contribuito a pianificare, e ha detto che l'uccisione del principale obiettivo terroristico del mondo ha dimostrato la determinazione degli Stati Uniti di inseguire i leader terroristi, indipendentemente da dove si nascondono e per quanto tempo ci vuole. «Ora, la giustizia è stata fatta e questo leader terrorista non c'è più», ha detto.

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Al-Zawahiri, 71 anni, è stato ucciso da due missili Hellfire "Ninja" - dotati di lame estensibili - sparati dai droni mentre si trovava sul balcone della sua casa sicura in una ricca zona del centro di Kabul questo fine settimana in una missione che ha richiesto sei mesi di pianificazione.

Sua moglie, sua figlia e i suoi nipoti vivevano con lui ma non sono rimasti feriti.

 

Il nascondiglio

Non una grotta o una casa in una zona remota, bensì una palazzina a Sherpoor, un’area residenziale di Kabul, a poche decine di metri dalle ambasciate occidentali. Bin Laden aveva compiuto una scelta analoga: il famoso compound ad Abbottabad, la cittadina pachistana sede di un’accademia militare. Entrambe le presenze hanno goduto di complicità e tolleranza. Meno dichiarata quella del Pakistan, evidente l’ospitalità talebana per Ayman. La miglior mimetizzazione è stare vicino al «cuore», non in periferia. I latitanti come Zawarihi hanno una speranza di sfuggire ai loro inseguitori solo se restano immobili nella loro «base». Non è una scelta, sono costretti a farlo. Se decidono di cambiare aria prendono un rischio. L’estremista egiziano ha compiuto il passo e la Cia ha scoperto all’inizio dell’anno il suo probabile trasferimento nella capitale insieme alla sua famiglia. Da qui è iniziata la filatura, la composizione del sentiero di vita, la possibile localizzazione e l’identificazione in primavera.

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L’intelligence, anche se gli Usa hanno abbandonato l’Afghanistan, ha svolto il suo lavoro con efficacia: se il medico egiziano fosse rimasto nell’area tribale o in qualche gola sperduta sarebbero stato più arduo scoprirlo. Ma il bersaglio, stabilendosi in città, ha accorciato le distanze, possibile per gli informatori sul terreno agire. Sia pure con grande cautela data la vigilanza dell’apparato radicale Haqqani, da sempre protettore dei qaedisti e oggi al vertice della sicurezza afghana. Un brutto colpo anche per i mullah oltranzisti. Lo spionaggio statunitense ha poi ripetuto lo schema impiegato per liquidare Osama. I tecnici hanno costruito un modello dell’abitazione combinando osservazione ravvicinata, ricognizione satellitare e chissà cosa altro. Ad Obama fu mostrato un plastico perfetto della palazzina in Pakistan, una ricostruzione precisa in scala per un’operazione molto rischiosa. A Biden hanno offerto la riproduzione della casa di Kabul e gli hanno indicato il punto debole: la presunta abitudine di Zawahiri di stare qualche volta al balcone. Magari lo faceva ogni mattina e gli occhi che lo marcavano lo hanno registrato. Una finestra, in tutti sensi, usata dal drone per sganciare i suoi missili Hellfire.

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