«Stiamo facendo tutto il possibile per farle arrivare qui a Roma quanto prima. Non molleremo fino a quando non le sapremo al sicuro». L'allarme per le studentesse afghane bloccate a Kabul lo ha lanciato Bruno Botta, prorettore dell'Università La Sapienza di Roma. Sono 81 universitarie che hanno superato il test di ammissione per il corso di laurea Global Humanities.
Il loro volo era previsto lo scorso sabato poi la situazione è precipitata. Con l'ultimo attentato all'aeroporto le operazioni di salvataggio sono infatti diventate sempre più complesse. Le esplosioni rivendicate dall'Isis in cui sono rimaste uccise quasi 200 persone, tra cui 13 marines americani, hanno chiuso ogni via d'uscita per i civili. La prima è avvenuta vicino all'Abbey Gate dell'aeroporto internazionale, quello più trafficato, vicino al checkpoint britannico, ed è stata seguita da colpi di arma da fuoco. «Ora - spiega il prorettore Botta - le studentesse sono state divise e nascoste vicino all'aeroporto. Abbiamo mobilitato tutti per aprire il corridoio umanitario e farle arrivare a Roma. Avevano già i documenti, validi per l'espatrio per motivi di studio. Invece sono ancora lì. Sappiamo che stanno bene, ma fino a quando non lasceranno Kabul sono in pericolo».
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IL CORRIDOIO UMANITARIO
Il prorettore Botta insieme alla docente Mara Matta con il coordinamento della Rettrice Antonella Polimeni, hanno quindi messo in moto la macchina degli aiuti creando il corridoio umanitario e allargando il gruppo anche agli studenti che non avevano passato il primo turno di selezioni.
«ABBIAMO FIDUCIA»
«Riusciremo a raggiungere l'Italia? Possiamo realizzare il nostro sogno?» si domandano le giovani studentesse afghane. «Sono affrante per ciò che sta accadendo, ma abbiamo fiducia. Possiamo riuscire a salvarle» conclude la professoressa Matta. Mentre la Rettrice dell'Università, Antonella Polimeni, ha precisato: «In queste settimane, attraverso la costante interlocuzione con i ministeri della Difesa e degli Esteri, abbiamo pianificato una serie di attività concrete per permettere ai nostri studenti afghani, ma anche a docenti e giovani ricercatori, di entrare nel nostro Paese. Vogliamo riportarne in Italia il più possibile». Intanto, «la piattaforma del corso di studi Global Humanities è stata riaperta per consentire ad altri studenti afghani di fare domanda. Seguirà una valutazione per l'assegnazione ai corsi più opportuni e stiamo operando, anche nell'ambito della rete Scholars at Risk (SaR), per aiutare docenti e giovani ricercatori in pericolo a cui potrebbe essere offerta l'opportunità di svolgere il Dottorato di Ricerca in Italia» annuncia Polimeni.