Afghanistan, migranti e terrorismo: Ue e Nato cedono. «Trattare con i vincitori»

Migranti e terrorismo, Ue e Nato cedono: «Trattare con i vincitori»
di Gabriele Rosana
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Mercoledì 18 Agosto 2021, 06:28

«I talebani hanno vinto la guerra. È con loro che bisogna parlare per evitare non solo una crisi migratoria ma anche un disastro umanitario», soprattutto in questa fase in cui la priorità numero uno per i Paesi europei e gli alleati della Nato è garantire che venga evacuato in sicurezza il maggior numero possibile di occidentali che si trovano nel Paese e tutti quegli afghani che con loro hanno collaborato negli ultimi vent'anni e che desiderano andar via. Josep Borrell, l'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera e di sicurezza comune, fa esercizio di realpolitik, intervenendo al termine della videoconferenza dei ministri degli Esteri dei Ventisette per fare il punto sulla situazione in Afghanistan dopo la presa di Kabul da parte degli insorti e per decidere sull'azione congiunta delle diplomazie Ue.

IL QUADRO

«Non possiamo abbandonare chi ha lavorato per noi in tutti questi anni; stiamo facendo il possibile per dare loro rifugio nei Paesi Ue», spiega Borrell, che dà già conto delle prime operazioni effettuate, attraverso un ponte aereo garantito dall'Italia e verso un centro messo a disposizione dalla Spagna; da qui, poi, i profughi afghani saranno redistribuiti fra i Paesi Ue, come sta accadendo in queste ore con i 400 cittadini che hanno raggiunto l'Europa e i cui visti sono stati processati da vari Stati membri. «Anche i talebani sono stati sorpresi dalla loro rapida vittoria - aggiunge il capo della diplomazia europea - abbiamo investito tempo e denaro per addestrare decine di migliaia di soldati afghani e oggi siamo increduli di fronte alla repentina caduta del Paese.

Degli errori sono stati fatti, in particolare quanto alla valutazione della capacità delle forze armate dell'Afghanistan di resistere all'offensiva dei talebani».

Una lettura che Borrell condivide con Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato intervenuto ieri dopo una riunione degli ambasciatori dell'Alleanza Atlantica che ha deciso un potenziamento dei corridoi aerei dallo scalo di Kabul, dove continua la presenza dei diplomatici stranieri. «Non volevamo rimanere in Afghanistan per sempre. Terminare la missione non è stato facile: il dilemma era lasciare e vedere i talebani riprendere il controllo o restare in una guerra senza fine».

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I TEMPI

Ma le tempistiche lampo della riconquista del Paese non erano state previste dai vertici dell'Alleanza. «Quello a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane è stato un collasso militare e politico non prevedibile. La leadership afghana non è stata capace di trovare una soluzione politica e ciò ha prodotto la tragedia che abbiamo oggi davanti agli occhi».

La missione occidentale nel Paese aveva due obiettivi - è la versione di Borrell - smantellare al Qaeda e ricostruire uno Stato funzionante. Ma solo nel primo caso Usa, Europa e gli altri alleati sono riusciti nell'intento; adesso l'azione della comunità internazionale - concordano a distanza Borrell e Stoltenberg - deve garantire che l'Afghanistan non ridiventi un covo per il terrorismo islamico, dialogando anche con i talebani («ma ciò non vuol dire riconoscerli», precisa l'Alto rappresentante). «Se si ristabilisse il regime del terrore l'Afghanistan rischierebbe l'isolamento. Quelli che prendono il potere hanno la responsabilità di far sì che il terrorismo non riprenda forza», dice con fermezza il capo della Nato.

«Siamo consapevoli che la domanda di accoglienza in Europa aumenterà», aggiunge Borrell; un tema che ieri è stato anche al centro del colloquio telefonico fra il premier Mario Draghi e la cancelliera tedesca Angela Merkel, d'accordo sulla necessità di attivare iniziative di sostegno alla popolazione afghana e in particolare delle donne e dei più deboli nel quadro Ue ma anche di G7 e G20. Il Canada, infine, fa sapere che «non ha in programma il riconoscimento di un governo dei Talebani in Afghanistan». Lo ha affermato il Premier Justin Trudeau.

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