Afghanistan, il mullah Baradar a Kabul tratta con i capi politici: «Sarà un governo inclusivo»

Afghanistan, il mullah Baradar a Kabul tratta con i capi politici: «Sarà un governo inclusivo»
di Cristiano Tinazzi
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Domenica 22 Agosto 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12:09

«Sicurezza delle persone, processo politico inclusivo, rispetto dei valori nazionali, inclusa la bandiera». Questi alcuni dei temi sui quali si sta lavorando a Kabul in queste ore. Con un obiettivo: formare il nuovo governo che guiderà il Paese. E proprio ieri, su questo fronte, c’è stata un’importante accelerazione con l’arrivo nella capitale del mullah Abdul Ghani Baradar, numero due del movimento e capo dell’ufficio politico. Il vice leader e cofondatore del movimento talebano non metteva piede in Afghanistan da vent’anni. Baradar è infatti rientrato il 17 agosto scorso dal Qatar (dove dirigeva l’ufficio politico del movimento), dopo due decenni di assenza dal Paese. Arrestato nel 2010 nel vicino Pakistan, tenuto in prigione per otto anni, è stato rilasciato nel 2018 quando gli Stati Uniti hanno intensificato i colloqui con i Talebani con l’obioettivo di lasciare l’Afghanistan. Nel febbraio 2020 è stato protagonista degli storici negoziati con gli Usa che hanno portato alla firma dell’”Accordo per portare la pace in Afghanistan”. Baradar ha anche incontrato lo scorso luglio in Cina il ministro degli Esteri Wang Yi. 

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I CONTATTI
Diversi altri leader talebani sono arrivati intanto a Kabul da Doha, dove in precedenza avevano partecipato ai negoziati con gli Usa.

Ad accoglierli, riferisce la Bbc, anche Abdullah Abdullah, l’ex inviato per i colloqui di pace del governo. Sul suo profilo Facebook, Abdullah ha pubblicato una foto in cui lo si vede mentre saluta l’ex ambasciatore talebano in Arabia Saudita Shahabuddin Delawar, l’ex ministro degli interni talebano Mullah Khairullah Khairkhwa, Abdul Salam Hanafi e altri. Altre immagini, aggiunge la stessa fonte, mostrano gli stessi leader che parlano con Hamid Karzai, presidente dell’Afghanistan dal 2001 al 2014 e rimasto a Kabul quando i talebani hanno preso il potere. Il post di Facebook afferma che durante l’incontro sono stati discussi «l’attuale situazione nel Paese, la sicurezza delle persone, il processo politico inclusivo, il rispetto dei valori nazionali, inclusa la bandiera».

GLI UOMINI FORTI
Il capo dell’Alto consiglio di riconciliazione Abdullah Abdullah e l’ex presidente afgano Hamid Karzai stanno continuando a organizzare una serie di colloqui per tentare di portare a termine questo processo politico di integrazione con i Talebani (che ieri hanno incassato il giuramento di fedeltà da parte del fratello dell’ex presidente Ghani) per la formazione di un governo che rappresenti tutte le realtà del Paese.
I Talebani però non sono un monolite. Sulla sua pagina Facebook Abdullah ha riferito di aver incontrato alcuni loro leader, tra cui Shahabuddin Delawar, Abdul Salam Hanafi, Khairullah Khairkhaw e Abdul Rahman Fida. Si è discusso, ha scritto, dell’attuale situazione nel Paese, della sicurezza e di un processo politico inclusivo. Resta sulla carta la questione della minoranza Hazara e quella relativa alla presenza di donne. 

IL GOVERNATORE
Nella compagine governativa. Karzai e Abdullah hanno anche incontrato Abdurahman Mansoor, nuovo governatore della capitale, per parlare della sicurezza in città. Tutti assicurano che l’obbiettivo primario è quello di riportare pace e sicurezza, ma l’aeroporto della capitale è ancora nel caos. Almeno tre morti ieri per la calca. Decine di migliaia di persone cercano di andarsene dal Paese e ci sono ancora migliaia di stranieri che devono essere imbarcati. Un testimone ha riferito che colpi d’arma da fuoco continuano ad essere sparati quasi incessantemente fuori dal complesso che ospita lo scalo. Tutto questo mentre arriva la prima fatwa dei Talebani: nelle università pubbliche e private della provincia di Herat, nella parte occidentale del Paese, non sarà più permesso alle ragazze frequentare classi miste. Intanto, sul fronte della resistenza, Massoud Jr ha smentito le voci di ritirata: «Non molleremo».
 

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