11 settembre, i file segreti dell'Fbi: «Un funzionario di Riad ospitò i dirottatori»

11 settembre, i file segreti dell'Fbi: «Un funzionario di Riad ospitò i dirottatori»
di Anna Guaita
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Lunedì 13 Settembre 2021, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 11:33

È durata dieci anni e da cinque anni le sue conclusioni erano gelosamente nascoste negli archivi dell'Fbi. L'inchiesta speciale lanciata dal Bureau nel 2006 sui possibili contatti tra il governo saudita e i 19 jihadisti dell'Undici Settembre si era conclusa nell'aprile del 2016, ma solo sabato sera ne abbiamo potuto leggere le prime 16 pagine. Il rapporto non indica una responsabilità diretta dei vertici di Riad, ma punta il dito su alcuni funzionari diplomatici e dell'intelligence saudita che negli Stati Uniti aiutarono in modo sostanzioso almeno i primi due della squadra terroristica ad arrivare in America.

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IL DECRETO


Su pressante richiesta delle famiglie delle vittime, il presidente Joe Biden aveva emesso un decreto 12 giorni fa con cui chiedeva all'Fbi di desecretare la documentazione.

Le 16 pagine, con varie parti oscurate, sono arrivate in pubblico proprio mentre si concludevano le cerimonie di commemorazione degli attentati alle quali Biden e la moglie erano stati presenti insieme agli ex presidenti Bill Clinton e Barack Obama. Un intervento solitario l'ha fatto anche George Bush, nel luogo in cui il terzo aereo si schiantò in Pennsylvania, quando i passeggeri tentarono di strapparne il controllo ai dirottatori. Bush fu proprio il presidente che chiese all'Fbi nel 2006 di approfondire le indagini sul coinvolgimento dell'Arabia Saudita. L'ex presidente era stato sospettato di aver voluto nascondere il coinvolgimento saudita, in particolare dopo che un rapporto del Congresso nel 2002 aveva rivelato un passaggio di soldi fra i reali di Riad e la squadra dei terroristi, 15 dei quali erano di nazionalità saudita come peraltro anche il loro capo, Osama bin Laden.

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LA COMMISSIONE


Il rapporto ufficiale della Commissione Indipendente, pubblicato nel 2004, sembrava aver sconfessato le teorie di un coinvolgimento della casa reale di Riad. Ma poco dopo gli stessi membri della Commissione ammisero che per la fretta avevano dedicato poco tempo a studiare «tutte le piste». Il nuovo rapporto indica invece che i primi due terroristi ad arrivare negli Usa, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdahr, quelli che pilotarono il volo dell'American Airlines a schiantarsi sul Pentagono, ricevettero «significativo supporto logistico» da parte di Omar al-Bayoumi, un giovane a Los Angeles, regolare presenza al consolato saudita. Al-Bayoumi fingeva di essere uno studente ma secondo un'altra indagine, seguente a questa, era in realtà un agente dell'intelligence di Riad, e dette ai due terroristi aiuto «fornendo traduzioni, finanziamenti, alloggio, e piani di viaggio». Li aiutò anche a trovar casa e a sistemarsi a San Diego, in California, dove cominciarono subito a prendere lezioni di volo.


IL CONTATTO UFFICIALE


Un altro contatto ufficiale che i due ebbero e da cui ricevettero aiuto fu Fahad al-Thumairy, un funzionario del consolato, noto nella sua moschea per le sue idee estreme. I familiari delle vittime, riuniti nell'organizzazione «9/11 Families United» hanno reagito con soddisfazione davanti a questo documento: «È stato confermato sostengono - che un gruppo di funzionari governativi collegato con il Ministero degli Affari Islamici, la culla dell'estremismo nel cuore del governo saudita, venne in aiuto (dei terroristi) mentre cominciavano le loro preparazioni (per l'attentato)». I familiari cercano da tempo delle prove per poter fare causa a Riad per complicità nell'attacco. Ma il governo saudita nega ogni responsabilità del genere.

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