Diana fashion story, la “principessa triste” che divenne regina di stile

Lady Diana_credits Lapresse
di Gustavo Marco Cipolla
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Giovedì 31 Agosto 2017, 16:03 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 00:57

Il sorriso, appena accennato, di una principessa triste. L'eleganza della regina che non sarebbe mai diventata. Il 31 agosto 1997 moriva in un tragico incidente stradale, inseguita dai paparazzi nel tunnel dell'Alma di Parigi, Lady Diana Spencer, poco dopo essere uscita dall'Hotel Ritz insieme al compagno Dodi Al-Fayed che perse la vita con lei in quella maledetta notte. Icona glamour, amica di artisti e stilisti, durante gli anni (infelici) trascorsi a Buckingham Palace, Lady D mise da parte l'etichetta per vestire con nuovi e meno sontuosi abiti la vita di palazzo.

Impeccabile nei suoi tailleur minimal e indimenticabile nel suo wedding dress in taffetà di seta, intarsi in pizzo, lungo strascico di circa 8 metri e spalline stile anni '80 (firmato da David ed Elizabeth Emanuel) per quel matrimonio da favola senza lieto fine. Il tubino nero rigorosamente abbinato ad orecchini o collier di perle, i toni pastello o più accesi delle sue mise, la principessa del popolo è oggi anche fonte di ispirazione per i creativi alla Alessandro Michele che nei look vintage style del nuovo Gucci ha spesso riproposto l'allure del mito Lady D con innovativi e sperimentali viaggi estetici in passerella.
 

 


L'amicizia con Gianni Versace, scomparso nello stesso anno circa un mese prima, gli abiti realizzati dal designer reggino per le grandi occasioni a cui Diana era solita presenziare per cerimoniale e dovere di Stato. Poi i look casual e di tendenza che alla corte dei cappellini di piume di Sua Maestà la Regina non venivano visti sempre di buon occhio. La moda per Lady Diana era forse un modo per rompere quelle regole che le stavano strette, come lei stessa ha affermato più volte nelle sue interviste. Una finestra attraverso cui osservare ed interpretare liberamente il mondo senza schemi. Come quando nel suo long dress total black da grande soirée non esitò a concedersi un ballo tra le braccia di John Travolta durante un ricevimento alla Casa Bianca. Correva l'anno 1985. L'impegno nel sociale e la lotta contro l'Aids, l'amore per i figli Henry e William, quest'ultimo futuro re e sposo di Kate Middleton (per i britannici una sorta di erede di stile della principessa del Galles), duchessa di Cambridge che ama indossare quei completi griffati Catherine Walker, già stilista adorata da Diana.

I vestiti a pois, le gonne plissée dei suoi vent'anni, gli immancabili outfit e le borse Dior sono i protagonisti della “Fashion Story” di Lady D in un percorso espositivo, inaugurato lo scorso febbraio a Londra e curato da Eleri Lynn, fatto anche di accessori nella cornice di Kensington Palace. Una mostra fortemente voluta dai figli per ricordare la madre scomparsa due decenni fa all'età di 36 anni. Alla cerimonia funebre nell'abbazia di Westminster, fra le note di un emozionato Elton John che le dedicò il brano “Candle in the wind”, parteciparono esponenti del mondo della moda tra cui Donatella e Santo Versace nonché il temuto direttore di Vogue America, Anna Wintour. Fino al 28 gennaio 2018, inoltre, anche l'Italia ricorda Lady D.

E lo fa a Torino con un'esposizione di immagini ed emozioni, un tour visivo nella Sala dei Paggi alla Reggia di Venaria che, curato da Fabrizio Modina e Giulia Zandonadi, riporta alla memoria la vita di Diana con scatti a colori e in bianco e nero. “La vita è solo un viaggio”- aveva dichiarato Diana - “se trovi qualcuno da amare nella vita, devi custodirlo... E se sei tanto fortunato da trovare qualcuno che ti ama, allora devi proteggerlo”. Quella principessa dallo spirito libero non avrebbe mai portato la corona, ma sarebbe diventata regina di cuori della gente e della moda. Che ancora oggi la ama.

 

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