Rocío Muñoz Morales: «Ecco come ho imparato a sentirmi bella»

Rocío Muñoz Morales: «Ecco come ho imparato a sentirmi bella»
di Simona Antonucci
3 Minuti di Lettura
Sabato 18 Novembre 2017, 17:27
Sul palcoscenico è la moglie di un uomo fragile, vissuto all'ombra di un padre martire. Nella vita, è la compagna di Raoul Bova, attore e uomo tra i più desiderati. «Amo il mio lavoro per la possibilità di entrare in tante esistenze», racconta Rocío Muñoz Morales, «e questa donna che scopre di essere incinta di una persona incapace di crescere, fortunatamente, con la mia situazione familiare non c'entra nulla». Rocio è a Napoli, per il debutto della commedia Dì che ti manda Picone, con Biagio Izzo, regia di Giuseppe Miale di Mauro, dal 23 in scena all'Ambra Jovinelli di Roma. «Lo spin-off», spiega, mentre beve un cappuccino con la mamma appena arrivata dalla Spagna, «della commedia Ti manda Picone. Lui vede il papà soltanto dalla sua prospettiva, un eroe. La realtà gli sfugge, così come gli sfugge chiunque gli stia intorno».

Lei ha fatto la modella, la ballerina, la conduttrice, l'attrice: quante vite vive?
«Ho studiato dalle suore, poi una scuola di giornalismo. Tutto il resto mi è capitato per caso. Dalla professione di modella ho imparato che cosa vuol dire stare da sola. Quando cambi sempre ambiente in fondo sei sola. Soprattutto in un mondo come quello della moda, dove non si approfondisce nulla. E allora ho colto l'occasione per conoscere me stessa. Dal ballo, ho preso la disciplina. Sanremo è stato un lampo indimenticabile. Ma solo quando ho cominciato a recitare ho capito qual era la mia strada».

Sanremo? Bei ricordi?
«Ero inconsapevole a un livello assurdo. Cuore e occhi spalancati, ma in uno stato di incoscienza totale».

Con Julio Iglesias il primo lavoro importante?
«Gli devo moltissimo. Con lui ho conosciuto il mondo. Ho cominciato a viaggiare e a guadagnare soldi. Pignolo, ma affettuoso: chiamava tutti i giorni i miei genitori per rassicurarli».

Un inizio felice! Rispetto a quello che hanno subìto tante sue colleghe...
«Sono stata fortunata. Ma oltre al caso, mi ha aiutato il carattere. Io sono una un po' paurosa. Persino chiusa. Quando ero più giovane, molto di più. E quindi scappavo. Appena sentivo nell'aria qualcosa di poco chiaro, mi allontanavo».

Nel mondo dello spettacolo ci sono più insidie?
«In ogni ambiente ci sono ragazze fragili. E in ogni ambiente c'è qualcuno che le considera oggetti. Bisogna essere molto cauti nell'esprimere giudizi. Va rispettare chi ha avuto coraggio, ma anche chi non lo ha avuto. Per scoprire il male, bisogna conoscerlo e da giovani non sempre si ha la giusta prontezza per reagire».

Lei si sente spagnola? Italiana?
«Io mi sento molto donna. Se dovessi rinascere, vorrei rinascere donna. Sono spagnola e sono ballerina di flamenco. E me lo porto dentro. Il flamenco mostra le donne nel pieno della loro bellezza. E forza».

La bellezza. È più facile la vita quando si nasce belle come lei?
«Sono cresciuta in una famiglia dove non ci si faceva gran caso. Non è mai stato motivo per sentirsi chissà chi. Diciamo che mi permetto il lusso di non pensarci. Voglio solo star bene con me stessa ed essere a posto per l'uomo che amo».

Raoul Bova: è gelosa?
«Essere straniera mi ha aiutato a conoscere il vero lui. E a non star dietro a tante chiacchiere. Gelosa? Sarebbe impossibile con la vita che facciamo».

Le chiacchiere. Sono girate tante voci su una vostra crisi.
«La serenità non fa notizia. La normalità non dà titolo. Appena arrivata in Italia, non capivo granché. Adesso mi sono abituata. E la maggior parte delle chiacchiere mi sfuggono».

Matrimonio sì, matrimonio no?
«Abbiamo una figlia stupenda. Siamo complici nel lavoro. E nella vita. Non è questo un matrimonio?».

Lei e Raoul vi siete conosciuti su un set. Tornerete a lavorare insieme?
«Ci piacerebbe, ma non c'è motivo di forzare. Siamo in momenti diversi della carriera. Capiterà, senza dover spingere».

Come va la sua carriera da quando è nata Luna, sua figlia?
«Sta sempre con me. Ha due anni ed è una compagna di viaggio perfetta. Si adatta a tutto, mangia qualsiasi cosa, sta con chiunque. E poi, da quando c'è lei, non ho più bisogno di andare in palestra. Mi basta fare la mamma».

 
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