Dalla Mesopotamia a Dagospia: l'antica arte del pettegolezzo

Dalla Mesopotamia a Dagospia: l'antica arte del pettegolezzo
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Martedì 20 Agosto 2013, 15:56 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 15:25
ROMA - Il pettegolezzo: si fa ma non si dice. Da oggi, leggendo il libro Gossip. Dalla Mesopotamia a Dagospia (Odoya Editore), i chiacchieroni si sentiranno in buona compagnia sapendo di trovare tra i pettegoli illustri Dante, Boccaccio e Machiavelli. Paolo Pedote, filosofo e scrittore, conduttore per Radio Città Fujiko della rubrica «Nessun dogma! Divagazioni su letteratura e attualità», propone un gustoso percorso che, attraverso una nutrita carrellata storica di personaggi celebri e curiosi aneddoti, fa emergere un'attenta riflessione sugli aspetti antropologici, sociali e filosofici di questa forma di comunicazione praticata fin dalla notte dei tempi. Condannato come vizio dalla Bibbia e utilizzato per incastrare Gesù davanti al Tempio, nella cultura romana il gossip entra in letteratura attraverso i canti trionfali sull'omosessuale Cesare e le pagine di Svetonio e Tacito sulle turpitudini nell'Impero. Nel Medioevo, il vescovo Liutprando da Cremona è il primo «corvo» del Vaticano a cantare omicidi, orge e stupri. La calunnia si fa strumento per eliminare i porporati scomodi e prova nei processi dell'Inquisizione contro le streghe. La prima «analisi sociologica» del chiacchiericcio risale a Carlo Goldoni e alle sue commedie di sarte, portinaie e usurai. Ma è con la nascita del giornalismo che il gossip trova la sua forma letteraria, dalle pagine della Gazzetta Veneta a quelle di Vanity Fair. E a costruire il mito tutto italiano del paparazzo nei bar di Vittorio Veneto sono Fellini e Flaiano. Negli anni Novanta il gossip si fa infine fermo-immagine sulla nostra società: dall'incidente di Lady Diana alle incursioni presidenziali di Monica Lewinsky, la notizia è quasi una gogna. In Italia, con le starlette da Grande Fratello, matrimoni e tradimenti mediatici, le intercettazioni e Dagospia, si chiude il cerchio di un circo che elegge il gossip a miglior amico e peggior nemico dell'uomo contemporaneo.
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