Nicole Kidman, tutti i cappotti indossati in The Undoing: per ogni colore uno stato d'animo

Nicole Kidman, tutti i cappotti indossati in The Undoing: per ogni colore uno stato d'animo
di Chiara Rocca
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Lunedì 11 Gennaio 2021, 19:24 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 19:05

Ricca psicoterapeuta dell’Upper East Side dallo sguardo fiero, a tratti infelice, e con un guardaroba da far invidia a qualsiasi spettatore dotato di buon gusto. Parliamo di Nicole Kidman, alias Grace Fraser, protagonista insieme a Hugh Grant della serie tv “The Undoing”, in onda su Sky Atlantic. La trama è quella tipica di un thriller psicologico, ricca di suspense, capace di tenere incollato lo spettatore alla tv, ma il vero punto di forza è quel binomio moda/psicologia che vede nella figura di Nicole Kidman l'incarnazione per eccellenza. I suoi abiti sono lo specchio delle sue emozioni, mai inopportuni, sempre strettamente fedeli alla trama. La figura della madre di una ricca famiglia, circondata di amiche altrettanto benestanti con cui organizzare raccolte fondi per la scuola costosa dei figli, combacia alla perfezione con il guardaroba scelto per lei dalla costumista danese Signe Sejlund, in particolare con i suoi cappotti.

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Sono poche le scene in cui Grace non indossa un capospalla lungo, classico, dalla forte allure anni Settanta e dai colori decisamente scuri, come la trama.

Non ci sono firme evidenti, non ce n'è bisogno. Il suo stile bohémien fa da eco alla folta chioma rossa che sfoggia, fluente nei momenti in cui è necessario darsi un tono agli occhi della società e raccolta nei momenti di intima sofferenza e disperazione. I cappotti nascondono outfit del tutto in linea con lo status sociale di Grace, una donna che non deve chiedere il permesso di osare nè tantomeno di sfoggiare la sua elegante ma mai banale semplicità, figlia di una consapevolezza forte e sfrontata delle proprie possibilità, come dimostra il Givenchy metallizzato indossato in occasione della raccolta fondi nella prima puntata. Ci sono poi i capispalla che invece sembrano voler racchiudere in sè tutte le insicurezze, le delusioni, le sofferenze della protagonista per farla sentire impeccabile anche quando, emotivamente, non lo è.

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La palette di colori scelta fa da eco alla trama del film: bordeaux, verde pistacchio, vinaccia. I materiali vanno dal velluto alla lana cotta, ci sono i quadri scozzesi e il broccato ricamato. Una vera e propria selezione di uno dei pezzi forti della stagione ancora in corso, declinato in tutte le sue forme e fortemente desiderabile agli occhi dello spettatore. Più di tutti quello di Stand Studio verde pistacchio, dalla trama della pelliccia di astrakan ma realizzato in velluto. È pesante, caldo, fonte di sicurezza per la protagonista che lo indossa nei momenti di forte drammaticità o difficoltà della trama, quasi fosse un mantello dell’invisibilità. C'è poi il cappotto/vestaglia in velluto, bordeaux stavolta, firmato Max Mara, che racconta la madre di famiglia e la psicoterapeuta sopraffatta, prima dai problemi altrui, e poi dai propri. Rosso declinato in ogni sua forma per una trama che ruota attorno ad un omicidio brutalmente compiuto, dove è stato versato molto sangue.

È di questo colore anche un altro bellissimo cappotto, firmato Phillip Lim, classico con i bottoni e la cintura in vita, indossato nei momenti di riflessione della protagonista, attanagliata dal triste dubbio di un tradimento da parte del marito, poi rivelatosi realtà, e seguito dalla fuga in un posto sicuro, la casa al mare, con indosso, stavolta, un cappotto over dal tessuto scozzese, grigio e nero. C'è poi il capospalla viola aperto, indossato in tribunale, espressione di serietà, austerità a cui fa da controparte quello floreale firmato Etro, sinonimo di sensualità, di eleganza senza tempo da sfoggiare per le strade di Manhattan nonostante gli occhi puntati addosso. Un campionario di emozioni, di sensazioni, di sentimenti e… di cappotti stanno rendendo questa serie un successo mondiale. Non resta che darsi da fare, le temperature sono ancora basse, c'è tempo per sfoggiare la Grace Fraser che è in noi.

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