Moda, in passerella brillano le top model arabe

Huda Naccache
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 6 Gennaio 2013, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 20:14

PARIGI - Hind Sahli, marocchina, musulmana praticante, occhi di brace e proporzioni mirabili, preferisce sdrammatizzare: Nel mondo della moda, si amano la novit. Tutto ci che nuovo, va bene. E lei, come le sue colleghe, l'arabo-israeliana Huda Naccahe, o la tunisina Hanaa ben Abdesslem, è molto più di una novità, è una rivoluzione, un dolce terremoto sulle passerelle. La tendenza ha ormai un'etichetta, quella della vague araba. Ragazze armate di bellezza, coraggio e tabù più facili da spezzare che hanno osato scoprire i capelli e le gambe per portarli ovunque, attraverso catwalk, stampa, Internet, alle sfilate, sulle copertine.

È la rivoluzione culturale delle modelle medio-orientali. Certo, il conformismo più biondo e pallido della haute couture era stato già strapazzato in passato: c'è stata la pioniera, la meravigliosa somala Iman, poi madame David Bowie, che negli anni '80 era «la donna dei sogni» di Yves Saint Laurent, c'è stata la pantera Naomi Campbell. Ma con le nuove ragazze del Maghreb, la rivoluzione non è più soltanto di pelle, o di origine.

VIVA IL CAFTANO

«Stiamo facendo la nostra rivoluzione» ha dichiarato chiaro e tondo Hanaa ben Abdesselem, ormai entrata nel pantheon delle top model dopo aver firmato un contratto con Lancôme e aver partecipato all'edizione 2013 del calendario Pirelli e sfilato al braccio di Jean Paul Gaultier vestita da sposa alle ultime collezioni 2012. Non beve e non fuma, il posto dove si trova meglio «è a casa mia, in Tunisia», l'abito che preferisce sono «le tenute tradizionali del mio paese, i caftani: vorrei che un creatore scegliesse di trasformarli per la haute couture» e l'unica causa per cui vuole battersi è «la condizione della donna araba». «Quest'ultimo anno è stato pieno di improvvisi cambiamenti - ha detto Hanaa, tanto fotografata quanto intervistata dai media di mezzo mondo - per me e anche per il mio paese: entrambi abbiamo fatto le nostre rivoluzioni».

Rivoluzionaria è anche Hind Sahli, tutti musulmani praticanti in famiglia, mamma col velo: «È una sua scelta, ma i miei genitori non mi hanno mai ostacolato. Se alcuni parenti più lontani hanno avuto da ridire sulla mia scelta, è un loro problema». «Per lo più - spiega Hind, che ha sfilato per Marc Jacobs, Kenzo e Vera Wang - ho ricevuto reazioni positive. La maggior parte delle persone pensano che sia bene che esista una modella marocchina. Ho anche ricevuto diversi messaggi su facebook da ragazze che vogliono sapere come ho cominciato».

LA MISS PALESTINESE

Sempre bellissima e ancora più radicale l'arabo-israeliana Huda Naccache, già soprannominata la miss palestinese che sfida i tabù (aveva rappresentato Israele a Miss Mondo). Nel 2011 ha scatenato un putiferio quando è apparsa in bikini sulla copertina della rivista israeliana Lailac. L'editore l'aveva definita un'icona di bellezza e coraggio, ma la maggior parte dei commenti sono stati meno benevoli. Huda continua oggi la sua carriera di top model e intanto prosegue di studi di archeologia all'Università di Haifa.

Se la moda comincia ad aprire le passerelle alle ragazze della primavera araba non è soltanto per amore della rivoluzione. Per Lauretta Roberts, analista britannica dell'economia della moda, la nouvelle vague in passerella è da collegarsi al «nascente mercato nel mondo arabo: usare modelle arabe va incontro a consumatori che vogliono comprare un prodotto sponsorizzato da qualcuno a loro vicino».

E infatti, se sfilare con i capelli e le gambe scoperte è una rivoluzione in patria, «le modelle arabe sono comunque fotografate e rappresentate in modo non rivoluzionario - spiega la Roberts - Non c'è nessun riferimento alle origini, la loro cultura non ha alcuna influenza estetica. E lo trovo molto positivo. Delle pioniere degli anni '70, come Iman, si tendeva a sottolineare l'aspetto esotico». Per Shaista Gohir, attivista britannica per la difesa dei diritti delle donne musulmane, le nuove ragazze in passerella rappresentano comunque «un importante gesto rivoluzionario. C'è sempre bisogno di qualcuno che per primo attraversi le frontiere e spezzi gli stereotipi».

Lavora invece su un'altra frontiera la neonata Underwraps, prima agenzia islamica di top model creata dalla 28enne stilista Nailah Lymus a New York. Di confessione musulmana, Nailah vuole «dare un'altra immagine del hijab, il velo islamico: la maggior parte delle modelle mediorientali deve rinunciare a vestirsi alla maniera islamica, io voglio fare in modo che non debbano rinunciare né a quello che sono né alla moda».