Rupert Everett, un libro al vetriolo: da Madonna a Angela Lansbury

Everett, Madonna e la copertina di Anni svaniti
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Giovedì 19 Settembre 2013, 17:11 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 18:26
ROMA - Rupert Everett torna pi in forma che mai, ma non lo fa sugli schermi cinematografici o sui palcoscenici teatrali, come sarebbe lecito credere, bens sugli scaffali delle librerie. Dopo la prima provocatoria biografia «Bucce di banana» (Sperling & Kupfer, 2008), l'attore britannico ha infatti appena pubblicato in Italia «Anni svaniti», sempre per Sperling & Kupfer: 336 pagine di riflessioni e racconti su Hollywood, Broadway, Piccadilly Circus e l'annesso star system. Everett, forte della pratica di tenere un diario quotidiano, della sua istruzione e della cultura personale che non ha mai trascurato, avvince il lettore con uno stile elegante e pungente, descrivendo incontri eccezionali, tratteggiando ritratti appassionanti di amici e rivali, stillando ironia (o veleno?) sul mondo delle celebrità ma soprattutto su se stesso.



Ricorda così un esilarante pellegrinaggio con il padre a Lourdes, un'incauta e catastrofica incursione nell'universo dei reality, il timore di aver contratto l'Hiv da un partner italiano. Così se la sua ex amica Madonna, ormai bronzificata, si sentirebbe un dio in terra, Angela Lansbury sarebbe ancora ambiziosissima ma ahimè piuttosto smemorata sul palcoscenico, così come John Schlesinger rintronato sul set. Non manca di affrontare il tema della celebrità e dell'omosessualità nella società e nel business: «La fama oggi è una questione profonda e gigantesca - racconta l'attore in conferenza stampa -. Coinvolge una quantità pazzesca di denaro. Ho visto un libro sulle case dei divi degli anni Settanta: sembrano delle bicocche rispetto alle tombe di Tutankhamon che ci sono adesso a Beverly Hills. Come la politica e l'economia, la fama è stata stravolta dalla deregulation, tutti possono fare tutto. I divi testimonial di un prodotto diventano marchi e le aziende che pagano la loro immagine stabiliscono puntigliosamente come dev'essere: l'omosessualità non rientra in questi canoni».



Everett non rifugge nel rispondere a chi gli ricorda come, nella seconda metà degli anni Novanta, abbia utilizzato proprio la pubblicità (quella della fragranza Opium pour homme) per rilanciare la sua immagine: «Quella è stata una forma di patronato da parte di Saint Laurent, ci ho campato per cinque anni. Ma io sono mi caso a parte, non mi sono gestito tanto bene la carriera, o forse sì perché non è detto che sia questo gran talento. Comunque un fatto è certo: nessuno vuole riconoscere che nello show business degli ultimi trent'anni sia stato e sia ancora impossibile essere gay o irregolari. Marlon Brando, Liz Taylor, Richard Burton, Montgomery Clift vivevano davanti ai paparazzi e sapevamo tutti cosa gli passava per il cervello. I divi di oggi sono nascosti e noiosissimi: dicono che amano tutti. Per questo non si sono arrabbiati per il mio libro, li ho resi un po' più interessanti e divertenti, migliorandogli il look». Ce n'è per tutti!
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