Lacoste, tra faide familiari e colpi bassi finisce in mano agli svizzeri

Lacoste, tra faide familiari e colpi bassi finisce in mano agli svizzeri
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Lunedì 12 Novembre 2012, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 23:04
PARIGI – La guerra familiare per il controllo di Lacoste, la casa d’abbigliamento fondata nel 1933 da Jean-Ren Lacoste, uno degli argomenti che negli ultimi tempi ha pi diviso l’opinione pubblica d’Oltralpe. Protagonisti della faida Michel Lacoste e Sophie Lacoste Dournel, padre e figlia, che hanno ingaggiato una vera e propria battaglia fuori e dentro i tribunali, consegnando di fatto il controllo totale del marchio con il coccodrillo agli svizzeri di Maus Freres, già detentori del 35% del capitale. Lo scorso 23 ottobre il sessantanovenne Michele Lacoste si era rivolto ai magistrati per chiedere l’annullamento della nomina della figlia trentaseienne Sophie ai vertici della società, in quanto frutto di irregolarità. Lacoste, da sempre in pessimi rapporti con la Dournel, non aveva nascosto l’intenzione di promuovere alla presidenza del gruppo la nipote Beryl Lacoste Halmilton e, una volta constatatane l’impossibilità, si era deciso a vendere agli elvetici la sua quota di capitale, pari al 30,3%. Pochi giorni dopo anche Sophie, nel board aziendale dal 2005, ha annunciato la volontà di cedere le azioni Lacoste in suo possesso, sottolineando durante un’affollata conferenza stampa che «qualsiasi azione d’opposizione tra i due gruppi di azionisti avrebbe provocato pregiudizi agli interessi dell’azienda e dei suoi dipendenti». Con l’acquisizione di questo ulteriore 28% del capitale, ad un costo compreso tra 280 e 350 milioni, Maus ha ora in mano il 93% del marchio. La società ginevrina è anche proprietaria dei brand Jumbo, Manor e Athleticum. Lacoste, che ha chiuso il 2011 con un fatturato di 1,6 miliardi di euro ed è presente in 110 Paesi del mondo, venne fondata dall’ex campione di tennis Jean-René Lacoste (1904-1996), già vincitore di sei coppe Davis dal 1927 al 1932, di due tornei di Wimbledon, tre Roland Garros e due edizioni degli Us Open. Come marchio di fabbrica per le sue polo adottò l’inconfondibile coccodrillo, simbolo della città di Nimes. L’ex moschettiere restò alla guida dell’azienda fino alla morte, lasciando il coccodrillo in mano ad una frotta di eredi che, tra vendette e colpi bassi, ne hanno disputato il controllo fino a ieri.
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