Gianni Versace, 20 anni senza il genio della moda che inventò le top model

Gianni Versace_credits Ansa
di Gustavo Marco Cipolla
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Venerdì 14 Luglio 2017, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 10:21

Miami Beach (Florida), 15 luglio 1997. Gianni Versace sta rientrando nella sua villa stile déco che affaccia sull'Ocean Drive dopo aver acquistato i giornali al News Cafè, quando i colpi di pistola sparati dal "modello" Andrew Cunanan lo portano via per sempre, all'età di 51 anni, dall'affetto dei suoi cari, in particolare del fratello Santo e della sorella Donatella, e dal mondo della moda che lo amava. Venti anni fa moriva il genio che ha reso la sensualità e la sperimentazione i tratti distintivi della maison della Medusa, simbolo scelto proprio dal designer che aveva tutta l'intenzione di pietrificare con lo sguardo e stupire chi osservava le sue collezioni.

 

Nato a Reggio Calabria nel 1946, Gianni Versace ha sempre portato nelle sue creazioni il fascino ellenico, erotico, iperfemminile della Grecia antica e in una dichiarazione del '92, parlando delle sue origini calabresi, aveva detto:“Reggio è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique di alta moda. Il luogo dove da piccolo cominciai ad apprezzare l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide. Dove ho cominciato a respirare l'arte della Magna Grecia”. Agli inizi degli anni '70 il trasferimento a Milano. Qui lavora per Genny, Complice e Callaghan fino al debutto con la prima collezione donna nel '78 che firma con il brand omonimo.

Nel '95, invece, il lancio della seconda linea Versus. “Sono passati venti anni dalla morte di mio fratello. Quel giorno il mondo ha perso un genio e un artista al culmine della propria creatività e la mia famiglia un'anima coraggiosa e piena d'amore”.Così Donatella Versace, che oggi è il direttore creativo del marchio, ricorda a Milano Gianni Versace in un'intervista rilasciata all'Ansa in occasione della collezione tributo allo stilista e confida di continuare a fare tesoro degli insegnamenti del fratello scomparso, per lei modello di forza e determinazione da seguire. Sua l'invenzione della maglia metallica con cui ha creato capolavori di alta sartoria che le più importanti star di Hollywood hanno indossato sui red carpet internazionali e per gli Oscar. Prince, Elton John, Sting, Hugh Grant, Liz Hurley, Madonna, ma anche reali come Lady Diana hanno vestito gli abiti del designer al quale erano profondamente legati da un rapporto di amicizia. Poi il tipico decorativismo delle stampe all-over sui long dress e l'utilizzo di tessuti tecnici che hanno fatto (e fanno) della casa di moda ambasciatrice del made in Italy nel mondo. Lui, amico di modelle diventate poi celebri top con cui adorava uscire in passerella alla fine di ogni sfilata. E che Gianni Versace ha trasformato in divinità della moda, sfiorando il mito nell'immaginario collettivo.

Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Carla Bruni e Cindy Crawford, solo per citarne alcune, negli anni '90 diventano icone dello stile glamour firmato Versace. Il successo è planetario e tra le collaborazioni dello stilista, che nelle sue collezioni non dimenticava mai l'ispirazione colta, anche quella con i fotografi Richard Avedon, Bruce Weber, Helmut Newton e Giovanni Gastel. Artisti della fotografia che con l'obiettivo hanno immortalato la sensualità disegnata da Versace nei loro scatti d'autore. Nel '97, subito dopo la morte, una mostra-retrospettiva al Metropolitan Museum of Art di New York che, con quelle successive di Como e Londra al Victoria and Albert Museum, è un omaggio al genio. Per passare ai nostri giorni con il drama movie “House of Versace” e la serie televisiva “American Crime Story: the assassination of Gianni Versace” di Ryan Murphy (in Italia andrà in onda con 10 episodi su FoxCrime) che ripercorre in un noir le tappe dell'omicidio dello stilista.

La teatralità a casa Versace è sempre stata di moda e, agli inizi degli anni '80, il designer ha anche realizzato i costumi per balletti e pièce, tra cui il Josephslegende di Richard Strauss andato in scena alla Scala di Milano.Cinquantuno anni sono troppo pochi per morire quando si è all'apice del successo, venti sono tanti per ricordare il mito Gianni Versace. Molto spesso dimenticato dallo stesso sistema che in passato lo venerava.

 

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