Orologi, Fabrizio Buonamassa di Bulgari: «La meccanica? Troppo bella per coprirla»

Orologi, Fabrizio Buonamassa di Bulgari: «La meccanica? Troppo bella per coprirla»
di Paolo Gobbi
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Martedì 15 Giugno 2021, 14:30

Tutti pensano che il designer sia una sorta di estroverso sognatore che immagina degli oggetti futuribili che poi qualche ingegnere renderà utilizzabili. La realtà è ben diversa. Il designer è l’anello tra il prodotto e il suo utilizzatore, tra il produttore e il mercato, tra l’idea e la materia. Una materia che può anche essere personalizzata dal cliente, come dimostra l’ultima proposta Bulgari, l’Octo Roma Naturalia, che scrive un nuovo capitolo nell’universo dell’orologeria di lusso. Fabrizio Buonamassa, è in Bulgari dal 2001 e ne dirige il design center a Neuchâtel dal 2007.

Prima si faceva a gara per mostrare l’orologio al polso. Adesso che la socialità è quasi scomparsa prevale il piacere personale?

«Nel mondo del lusso lo show off continuerà sempre ad esistere: quando non è visibile nella realtà, comunque esisterà sui social network. Certo, sebbene oggi riceviamo richieste per orologi gioiello, dei pezzi unici, la gran parte del mercato va piuttosto verso uno show off diverso, un understatement mai visto prima». Dal punto di vista del designer, un oggetto invecchia? «Sì, ci sono degli oggetti che dopo un certo lasso di tempo non posso più vedere. Anche dei disegni, perché cambia la tecnica: oggi disegno in modo totalmente diverso rispetto a quando avevo 20 anni».

Un esempio?

«Il design è un insieme di mestieri: ci sono la tecnologia, l’evento culturale, il fenomeno sociale, l’estetica. Quindi è difficile estrapolare un oggetto dal suo periodo storico. Se guardi una Porsche 356 e una 911 GT3, noti immediatamente che è lo stesso oggetto, ma uno sembra un Maggiolino buono per le corse nel week-end, l’altro è un’automobile che serve a fare il chilometro lanciato».

Serpenti Spiga con il bracciale a decoro matelassé: dove finisce il lavoro di designer e inizia quello del gioielliere?

«Questa è la domanda perenne sul Serpenti.

La risposta è: non finisce mai, perché è un prodotto Bulgari. Quindi, dove inizia la gioielleria finisce l’orologio e dove inizia l’orologio finisce il gioiello».

Bracciale complesso quello del Serpenti Spiga.

«Per realizzarlo abbiamo impiegato quasi due anni: non volevamo deformare le losanghe e al contempo era importante ottenere lo spessore giusto per mettere le pietre, in quanto comincia in un modo e finisce in un altro. Quindi è molto complicato, però a noi le cose complicate piacciono».

Octo Roma Carillon Tourbillon: cosa c’è di nuovo?

«Abbiamo rifatto i timbri, ora circolari, ridisegnato i ponti e aperto il più possibile alla vista la meccanica. È un po’ com’era accaduto al motore della Ferrari F40, troppo bello per poter essere nascosto sotto un cofano, infatti venne lasciato in vista coperto da un plexiglass. Questo vuol dire che per noi italiani la meccanica ha una sua precisa valenza estetica».

L’estetica della meccanica è un concetto che gli appassionati gradiranno.

«Certo. Quando la meccanica è realmente importante non va coperta ma esaltata e noi facciamo di tutto per esaltare il lavoro dei nostri orologiai, oltre ad aumentare la complicazione in modo tale che possano esprimere meglio il loro savoir faire». Il design va comunicato? «Dal mio punto di vista un oggetto non ha bisogno di essere spiegato, altrimenti vuol dire che mi sono perso qualcosa. Dal punto di vista del cliente però è diverso: potrebbe essere affascinato dalla storia che gli racconti e potrebbe volerla sentire quando ha tra le mani per la prima volta un orologio». 

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