Dagli orologi ai gioielli, ​Chiara Pisa racconta la nuova avventura del brand

Dagli orologi ai gioielli, Chiara Pisa racconta la nuova avventura del brand
di Anna Franco
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 18:07

Rappresentante della terza generazione della famiglia e di un marchio storico di boutique di lancette, la quarantenne Chiara Pisa, amministratore delegato di Pisa Orologeria, unisce piglio e gentilezza e non dimentica ciò che la madre le ha sempre ripetuto: «Il lato umano ha la precedenza sull’affare».


Avete iniziato con gli orologi, poi vi siete dedicati anche ai gioielli. Cosa vi ha spinto?


«Da oltre cinquant’anni l’anima di Pisa Orologeria è donna e, come tutte le donne, siamo sempre state affascinate dal mondo dei diamanti. Una prima idea di aprirci alla gioielleria è nata parecchi anni fa, quando a guidare l’azienda erano mia zia e mia mamma: abbiamo sempre fornito un servizio a quei clienti che si affidavano a noi anche per l’acquisto di un gioiello. I primi passi verso un vero avvio nel mondo delle gemme risalgono al 2014, quando io e mia mamma abbiamo voluto dare forma a un’idea. Nasce così la nostra prima linea di gioielli, Lancette, composta da pendenti, bracciali e orecchini a forma di lancetta; un trait - d’union ricercato e informale tra le nostre due realtà. Il riscontro incoraggiante ci ha convinto a compiere il grande passo nel 2018».


Su cosa puntate?

«Non a dare risalto a un prodotto, perché significherebbe influenzare la scelta. Cerchiamo di capire quali siano le idee del cliente, i suoi desideri e le sue aspettative».


Oltre ai gioielli classici quali sono quelli più innovativi e particolari?

«C’è sempre un dettaglio che li differenzia da tutti gli altri. Per esempio, il solitario “Always” ha mantenuto tutte le caratteristiche tradizionali, ma abbiamo aggiunto il nostro tocco personale trasformando una delle griffe in una piccola lancetta con pavé di diamanti, come a voler portare il valore del tempo all’interno di un simbolo che rappresenta l’eternità. E, poi, si gioca con forme e accostamenti di colore: dagli orecchini che ricordano grandi fiocchi di neve, agli anelli dalle forme geometriche che strizzano l’occhio al cubismo, alle collane decorate con ornamenti che riprendono elementi vegetali e animali. Il rinnovato apprezzamento delle pietre semipreziose inoltre, permette giochi di nuance davvero bellissimi».


Come trasmettere la passione per i gioielli ai più giovani?


«Spesso i giovani non sono ascoltati come dovrebbero. Abbiamo diversi collaboratori under 35 che rivestono anche posizioni di responsabilità.

Credo ci si debba avvicinare a loro, ascoltarli e dare alle loro idee la giusta considerazione, staccandosi dal pregiudizio».


Cosa cercano le nuove generazioni?


«Prima c’era una differenza ben visibile fra il gioiello d’occasione, imponente e di grande valore, e quello semplice da tutti i giorni. La loro spinta è stata dar vita a una sorta di ponte, creando linee di gioielli dallo stile sobrio, che sapessero tuttavia mantenere il valore dell’alto artigianato e il tocco glamour. Abbraccio appieno questa svolta».


Com’è cambiata Pisa da quando al timone c’è lei?


«Avendo vissuto la realtà del negozio fin dalla più tenera età, al mio ingresso in azienda non ho avuto quella sorta di shock delle reclute. Le paure dei nuovi inizi non sono mancate, ma ho avuto la fortuna di avere dei grandi maestri, da mia mamma a mia zia, a Fabio Bertini. Grazie alla lungimiranza di mio nonno e delle sue figlie, la piccola bottega Fratelli Pisa è diventata un salotto di alta orologeria noto in tutta Europa. Ho compreso che era giunto il momento di lasciare la visione del semplice negozio per adottarne una mirata sull’impresa, con uffici di competenza ben delineati, una strategia commerciale precisa e un’attenzione al digitale che si armonizzasse con le boutique».


Il gioiello è un accessorio di moda, ma è anche qualcosa di eterno. Come conciliare ricambio e atemporalità?


«Ho ripreso le famose parole di Giorgio Armani per sottolineare come il desiderio incontrollato di novità stesse danneggiando il valore dell’arte di orologi e gioielli. Non è sempre facile far comprendere che l’arte necessita di tempo. Da Pisa non vediamo la fase di vendita come un momento commerciale, ma come un’opportunità di confronto e dialogo con il cliente, in cui l’aggancio al valore del tempo (e della pazienza) non manca mai».


L’instabilità economica di questo periodo ha avuto ripercussioni sull’acquisto di gioielli?


«Il 2021 ci ha visti raggiungere un traguardo importante, segno di una ripresa che ha saputo superare le aspettative. Il 2022 segue il percorso positivo. Mettiamo sempre il massimo per dare il giusto valore al prodotto, ma nella maggior parte dei casi è già esso garanzia di pregio».
 

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