Sustainable Thinking: al Museo Ferragamo a Firenze va in mostra la moda sostenibile

Salvatore Ferragamo, Rainbow Future, 2018 Zeppa in vero legno rifinita a mano, realizzata artigianalmente in cotone organico.
di Valeria Arnaldi
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Sabato 13 Aprile 2019, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 21:32

«Non vi è limite alla bellezza, né grado di saturazione per l’immaginazione creativa; così come infinita è la verità dei materiali che un calzolaio può impiegare per decorare i suoi modelli in modo che ogni donna calzi come una principessa ed ogni principessa come una regina da fiabe», scrive Salvatore Ferragamo nella sua autobiografia.
Affascinato da ricerca e sperimentazione, sempre teso al nuovo e alla sostenibilità, Ferragamo ha portato spesso in passerella e ai piedi di dive e regine creazioni realizzate in materiali inusitati, con particolare predilezione per quelli poveri, tra cotone, spago, anche stoffe di fibra di ginestra tessute a mano dalle massaie rurali del Cremonese. Ed è proprio dalla sua ricerca su materiali di riciclo, naturali e innovativi che prende avvio il percorso della mostra “Sustainable Thinking”, ospitata dal 12 aprile fino all’8 marzo 2020 al Museo Salvatore Ferragamo, a Firenze.
Sotto i riflettori, come recita il titolo, la sostenibilità, intesa come filosofia ma anche nella pratica di studi e azione. Ideata da Stefania Ricci, direttore del Museo e della Fondazione Ferragamo, con il contributo di Giusy Bettoni, Arabella S. Natalini, Sara Sozzani Maino e Marina Spadafora, l’esposizione è concepita come sollecito alla riflessione e al dibattito. La moda si fa teatro e codice per parlare di attenzione all’ambiente, nelle sue varie espressioni. L’iter riunisce lavori di fashion designer ma pure di artisti italiani e internazionali a costruire una articolata “indagine” della sostenibilità oggi, ossia delle modalità per risolvere i bisogni presenti senza danneggiare le generazioni future.
Largo allora a calzature, come le zeppe Rainbow Future di Salvatore Ferragamo, in legno rifinito a mano e cotone organico. Ecco gli abiti, come Ararauna di Stella Jean, in viscosa italiana, dipinto e ricamato a mano dall’artista Ambra Lucidi. Ed ecco ancora le opere d’arte, come Satellite Interplanétaire di Sheila Hicks, scultura di fibra morbida su tavola tonda. È la materia la vera protagonista della mostra, come strumento e come “musa”, sollecito all’ispirazione. Si comincia dalla pelle di pesce usata da Ferragamo da fine anni Venti. Nello stesso decennio, l’applicazione del merletto ad ago. Si passa poi a paglia e rafia negli anni Trenta, alle resine viniliche nei Cinquanta e successivamente al cellofan, senza trascurare  materie di pregio che, al termine della loro vita sono trasformate in prodotti di qualità. Il salto indietro agli inizi del Novecento diventa paradossalmente un balzo nel futuro, dimostrando sensibilità e lungimiranza di Ferragamo. Non mancano installazioni che rievocano le tecniche antiche dell’artigianato. L’imperativo è rispettare la natura. Sempre.
L’esposizione è accompagnata da progetti collaterali, seminari e workshop.

 
 

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