Stracciona? Il look dell'inverno è trasandato per finta

Stracciona? Il look dell'inverno è trasandato per finta
di Anna Franco
4 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Novembre 2020, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 14:21

Mettete da parte quello smalto trasparente. Se il collant dà cenni di cedimento, lasciate pure che la smagliatura prosegua per tutta la gamba senza ripararla con quei metodi fai da te tramandati tra le donne alle prese con gli imprevisti della vita. A indicare la retta via modaiola del menefreghismo verso le sfaldature della lycra è Alessandro Michele, il designer di Gucci che ha fatto della provocazione il megafono della sua attività. Qualche giorno fa sul sito francese Ssense sono state messe in vendita per 140 euro un paio di calze rotte. Erano il compendio di un abitino vagamente bon ton, ma di fatto sono andate velocemente sold out, incoronando il trend trasandato come il nuovo mood di stagione.

Gucci, i collant strappati da 140 fanno scalpore sui social (e intanto vanno sold out)


I PRECEDENTI
La storia si ripete: Michele aveva già proposto maglioncini infeltriti e jeans macchiati d'erba a prezzi di alta moda, mentre Ralph Lauren ha da poco lanciato una tuta in lussuoso e voluttuoso denim giapponese sporcata di vernice.

I collant bucati avevano già avuto l'onore della ribalta con Alexander Wang nel 2008 ed Heidi Slimane per Saint Laurent nel 2015. Nel film parodia della moda Zoolander 2 il cattivo Mugatu si improvvisava stilista presentando la collezione Derelict, dove il little black dress era sagomato sulle nere buste condominiali della spazzatura. La citazione era un richiamo alla couture Dior del 2000 di John Galliano, che si dovette scusare a fronte delle proteste per la sua collezione Homeless, quella che Women's Wear Daily definì come una delle sfilate di moda più controverse mai messe in scena.


Eppure, al netto delle controversie, i look pesantemente trascurati sembrano voler tornare. Da Maison Margiela, proprio John Galliano propone l'upciclyng con materiali di scarto e taglia i tessuti così profondamente da portare in passerella scheletri di abiti sovrapposti. Del resto, il fondatore, nei Novanta contaminò i suoi capi con le muffe. Antonio Marras ha proposto look da spaventapasseri, tra camicie stracciate, calze fintamente forate e cardigan macchiati. Da Off-White una parte degli abiti, dal sapore vecchia couture, erano per metà rifiniti e per l'altra metà lasciati imbastiti nel loro scheletro, mentre per la primavera/estate Balenciaga propone ciabatte da hotel da abbinare con l'abito lustrini e paillettes. Lo stesso designer Demna Gvasalia, nel 2017, proponeva come it bag le borse della spesa riviste in pelle. Per la bella stagione Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood ha ideato mix azzardati e disfunzionali, apparentemente sciatti. Peraltro la stilista inglese nel 2010 aveva proposto look da senzatetto, tra abiti improvvisati e pelliccette sintetiche.


Provocare? Spingere verso un minor spreco e un maggior riutilizzo, fosse anche di calze smagliate? Mettere in pausa la fin troppo abusata parola lusso per apparire più vicini a una società in difficoltà non solo estetica? Difficile sapere cosa passa per la mente di un designer, «ma penso sia più interessante il significato che dà a un capo non tanto chi lo crea, ma chi lo indossa o lo imita o lo fa proprio», afferma Romana Andò, preside del corso di laurea magistrale in fashion stylist a La Sapienza. «La prima reazione da parte del pubblico - prosegue - è stata quella classica del lo so fare anche io, riferendosi a macchie o usure. Così sono nati dei meme online anche molto divertenti. Ma questa circolazione ha fatto sì che l'idea di Michele venisse condivisa e, poi, proposta a modo personale nel proprio look».


IL SIGNIFICATO
«Ci troviamo di fronte - prosegue Andò - a quella risignificazione di cui ha recentemente parlato Pierpaolo Piccioli da Valentino: il pubblico prende spunto da un trend per poi appropriarsene e metterci la propria cifra identificativa. Insomma, il consumatore, adesso più che mai, non è più solo vittima del fashion system (con buona pace di chi ha speso 140 euro per quei collant), ma diventa protagonista e ricrea un outfit». Che, poi, si cerchi l'effetto trasandato, punk o la ribellione di un capo rovinato e che richiama la prostituzione o una notte a far baldorie in giro, poco importa.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA