"Giapponizzati", la moda del Sol Levante in mostra al Castello di Santa Severa

Mostra "Giapponizzati"_Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Venerdì 27 Ottobre 2017, 14:32 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 17:37

Nella sua raccolta di saggi "Cerchi infiniti", che è quasi un album letterario di circa mezzo secolo di viaggi nella poesia del Giappone, tra architetture imperiali e distretti urbani, lo scrittore olandese Cees Nooteboom regala al lettore fotografie di una cultura magica e senza tempo. Quella del Sol Levante. La moda può fare altrettanto ma ha bisogno di luoghi, iconici e suggestivi, per allestire una promenade visiva che consenta al visitatore di viaggiare con la fantasia nella storia. Tra passato e futuro. Fino al 15 gennaio prossimo, al Castello di Santa Severa, la mostra "Giapponizzati. Racconti di un viaggio di moda", curata da Stefano Dominella, ripercorre in un'antologia fatta di oltre 40 abiti l'influenza della cultura nipponica sul fashion system italiano e internazionale. Senza dimenticare le nuove generazioni di designer e i talenti emergenti.
 

 


Un'esposizione realizzata sotto l'egida della Regione Lazio e del presidente Nicola Zingaretti, di LazioCrea e con il contributo dell'Assessorato Formazione, Ricerca, Scuola, Università e Turismo guidato dal vicepresidente Massimiliano Smeriglio che con la riapertura al pubblico dallo scorso 25 aprile del Castello, a pochi chilometri da Roma, riporta alla luce antichi tesori nuovamente visitabili all'interno del restaurato complesso museale. E lo fa, questa volta, con una nuova chiave di lettura. Accanto alla Rocca e alla Torre Saracena, le chiese del borgo e le mura poligonali nella cantina della Legnaia, un allestimento site specific ricostruisce tutto il fascino della moda orientale che nell'expo si esprime attraverso kimono giapponesi,hakama, obi, molti dei quali provenienti da prestigiose collezioni private ed esposti come vere e proprie opere d'arte.«Un viaggio che parte dal 1600 nello straordinario Castello di Santa Severa. Qui la cultura del passato incontra quella orientale e arriva alle passerelle odierne di Milano e Parigi. L'arte del kimono si fonde con i nuovi stili e le nuove proposte della moda contemporanea» spiega Dominella. E il punto di partenza dell'exhibit è proprio l'anno 1615 quando l'ambasciatore giapponese Hasekura Tsunenaga Rokuemon, vassallo-samurai poi convertito al Cristianesimo, vestito di preziose stoffe indiane e cappelli alla romana arrivò in Italia e soggiornò al Castello di Santa Severa per incontrare in una missione diplomatica Papa Paolo V a Roma.

Dimostrando con il suo look, del tutto originale per l'epoca, che la moda non conosce confini o barriere geografiche e vive di contaminazioni. Dalle pièce teatrali, passando per la musica e l'arte, agli inizi del '900 la cultura giapponese impazza in Italia e in Europa così come l'abbigliamento femminile inizia a risentire dell'influenza orientale con capi più ampi e voluminosi, variopinti, dove le sovrapposizioni dei tessuti giocano con l'armonia delle linee. Oggi, per molti, il kimono è considerato un must have da it-girl proposto in tutte le salse sui catwalk delle più importanti fashion week. Generando, anche nella moda, quello che ormai sembra essere il culto diffuso del "Giapponismo". Tra le creazioni in esposizione ci sono quelle di ospiti internazionali come Issey Miyake, Yohij Yamamoto, Comme des Garçons e designer italiani fra cui Maurizio Galante, Antonio Marras, Guillermo Mariotto per Gattinoni Couture. Ampio spazio è dato agli stilisti emergenti. «Espongo un abito pensato per la sposa che narra una filosofia tutta orientale. Il collier che compone la prima parte del vestito, preparato per la settimana della moda di Pechino, si ispira agli origami ed è un unico pezzo di tessuto lavorato con una forma particolare del plissé e una decorazione di profondità realizzata con l'aerografo. La gonna in pizzo macramé è lunga dodici metri ed è ricamata con rami di ciliegio. Circa 200 metri di tessuto per terminare l'intera creazione» confida il giovane couturier Ivan Donev. Per la stilista Alessandra Giannetti in mostra un abito silver formato da una "hakama", la gonna-pantaone tipica del samurai, indumento genderless utilizzato anche nei campi per lavorare, e come capospalla un kimono dipinto a mano.

Di architettura delle forme parla invece Italo Marseglia che presenta una sua personale interpretazione del kimono partendo dall'influenza tra Oriente e Occidente. «L'Oriente rientra sicuramente in una forma razionale e matematica, quindi squadrata, che ritroviamo nei singoli tasselli in crêpe de chine, popeline e crêpe georgette che compongono il kimono.
La gonna è più mediterranea e occidentale, si ispira un po' al bolero» confida Marseglia. Tra i talenti presenti anche Tiziano Guardini, vincitore del Green Carpet Award per la sua eco-couture, Silvia Giovanardi, Santo Costanzo, Tommaso Fux e un tributo al teatro con i costumi degli archivi storici di Annamode e del Teatro dell'Opera di Roma. La moda lascia poi spazio all'arte con i brand NOH (Anna Rotella in collaborazione con gli artisti Marco Carac e Fabio Truffa) e Dedalus Art, fino alle sculture ispirate ai manga giapponesi dell'artista viterbese Federico Paris. Un viaggio tra culture diverse che si incontrano in un unico percorso espositivo raccontando, ancora una volta, l'importanza del fashion come ponte tra Oriente e Occidente.

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