Astrofisica romana da record: in volo con l'ultraleggero a 8.400 metri

Astrofisica romana da record: in volo con l'ultraleggero a 8.400 metri
di Cristiana Mangani
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Lunedì 5 Ottobre 2020, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 06:37
Se c'è una frase che si addice in modo particolare all'astrofisica Donatella Ricci è quella di Ennio Flaiano: «Colui che crede in se stesso vive coi piedi fortemente appoggiati su una nuvola». E lei di cielo, di aria, di vento, ne conosce ogni sfumatura, ogni sussurro. Così come di tecnica, di motori, di ali. Un patrimonio che l'ha portata a conquistare un primato mondiale, a volare dove nessuno aveva mai osato farlo, a bordo di un piccolo autogiro (ultraleggero a metà tra aereo ed elicottero): 8.399 metri (27.556 piedi), la quota solcata normalmente dai jet di linea ma che, per una volta, è diventata il regno incontrastato del velivolo e della sua pilota, questa signora esperta in Astrofisica e in tutto quello che va per aria.
Nata a Roma, due sorelle e due fratelli, era probabilmente destinata a seguire un'altra strada: studi classici, laurea in chissà cosa. Se non fosse che, sin da quando era ragazzina, la sua testa era più sulle nuvole che a terra. A 18 anni ha la meglio sulle scelte familiari e riesce a farsi regalare un telescopio con il quale comincia a studiare il cielo. E oggi dice: «Non so da cosa sia nata questa mia passione. In casa non c'erano persone che volavano. Anche se ho scoperto da poco che sarebbe piaciuto tanto a mia madre, ma a quell'epoca, con cinque figli e l'insegnamento, ha probabilmente scelto di rinunciarci».
Donatella ha mostrato subito di avere un passo in più. Si laurea rapidamente e, grazie alle borse di studio ricevute, continua la sua formazione negli Stati Uniti. Il dottorato di ricerca condotto sui buchi neri alla Sapienza, la premia con uno stage alla NASA presso il Goddard Space Flight Center, in California. In questi anni ha salito ogni scalino possibile verso la conoscenza di tutto ciò che si muove per aria. «Mi sono avvicinata alle mongolfiere per caso - racconta - E sono arrivata a prendere il brevetto nel 2000, all'epoca eravamo tre donne in tutta Italia, e ancora oggi non è che il numero sia cresciuto molto. È un mondo prevalentemente maschile».

IL CLUB
L'esperienza la mette a disposizione degli altri come istruttrice di volo all'Università del Vds e al club Papere vagabonde di Caposile, vicino a Jesolo. Ma Donatella Ricci non è solo questo, perché è anche una manager nel program office degli elicotteri Nh90 in Leonardo, la maggiore azienda italiana nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza. Prima del record mondiale ha dovuto affrontare la burocrazia, la ricerca della dieta perfetta e delle modifiche necessarie per alleggerire se stessa e l'autogiro, un Magni M16 standard di fabbricazione italiana, per guadagnare qualche metro in più, fino alla battaglia contro la solitudine, il vento e il freddo rigido dell'alta quota (-48°) che l'hanno messo a dura prova.

IL PRIMATO
Poi, quel grido liberatorio: «Ce l'ho fatta. Sono a 27.500 piedi». E la conclusione: «Ho imparato che ognuno è artefice della propria strada, ciò che troppe volte ci appare impossibile è spesso solo bloccato dalla nostra stessa mente. Siamo noi che, a piccoli passi, con costanza e con preparazione, possiamo cercare di salire in alto, raggiungere il nostro sogno e, perché no, cercare di volare più vicino alle stelle».
Resta un cruccio. «Ne abbiamo parlato anche con Samantha Cristoforetti (l'astronauta italiana, ndr) mentre lei era nello spazio - dice - Si pensava proprio al discorso del femminile. Quando si è in volo il fatto di essere uomo o donna non ha alcun valore, l'unica differenza è quello che gli altri percepiscono. Mi piace lavorare con l'Associazione donne dell'aria, sono aumentate nel corso degli anni, ma va passato il testimone. Va cambiata la testa degli uomini e non sarà un lavoro facile».
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