Violenza sulle donne, arriva il "reddito di libertà": la rivoluzione parte dalla Sardegna

Violenza sulle donne, arriva il "reddito di libertà": la rivoluzione parte dalla Sardegna
di Laura Bogliolo
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Giugno 2019, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 18:19

«La violenza economica costringe le donne a rimanere in una condizione di sudditanza». Patrizia Desole, è una consigliera Pd del comune di Olbia, ma è anche la responsabile di una casa rifugio a indirizzo segreto. Desole parla di “rivoluzione” quando spiega in cosa consiste il “reddito di libertà”, istituito per la prima volta in Italia dalla Regione Sardegna con la legge n. 33 del 2018. «La nostra regione - spiega Desole - era già all'avanguardia sul tema grazie alla legge del 2007 sui centri anti-violenza che anticipa addirittura Convenzione di Istanbul quando riconosce che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, in sintesi - dice Desole - è figlia del patriarcato».

Tra qualche mese, il “reddito di libertà” diventerà concreto a Olbia e Nuoro, i due comuni che hanno dato attuazione alla legge regionale.
«I fondi ammontano a 300 mila euro per tutta la Sardegna» spiega Desole. Oltre al contributo economico ci sono le borse lavoro, i contributi per l'affitto o per andare ad abitare in un'altra regione e affido familiare, ad esempio per giovani donne vittima di violenza. «Ovviamente ci sarà una graduatoria e saranno favorite le donne con discriminazione multipla, come le donne con disabilità. I progetti – aggiunge Desole – saranno personalizzati e mirano anche al reinserimento lavorativo».

Rosa contro celeste:
«quei pregiudizi di genere che distruggono i bambini»

Il diritto di libertà nasce in Sardegna grazie a una volontà bipartisan: la prima firmataria è stata l'attuale assessora regionale del Lavoro della Sardegna Alessandra Zedda di Forza Italia: la proposta è stata approvata all'unanimità. «E' la prima legge organica sul tema, prevede un contributo economico, favorisce la mobilità, ossia spostarsi in un'altra città, agevolazioni per l'assegnazione di case popolari, ma anche progetti di educazione affettiva nelle scuole» dice Zedda che parla di una “legge di civiltà» e che annuncia altri 300 mila euro per l'attuazione della legge. Potrà beneficiarne chi denuncia il suo aguzzino. L'onorevole, nell'elaborare la legge ha osservato cosa è stato già fatto in Spagna, Paese molto evoluto sul tema.

In prima fila c'è anche la Regione Sicilia. Giovanni Cafeo, deputato regionale (Pd), è stato promotore dell’emendamento alla finanziaria che ha istituito il Reddito di Libertà.
«La legge è attualmente in vigore, perché inserita nell’articolo 55 della scorsa legge di bilancio regionale e prevede un contributo al sostentamento economico sia per le donne vittime di violenza sia per i figli conviventi. L’unico requisito è ovviamente legato al reddito che non deve essere elevato. Nel 2018 i ritardi nell’emanazione del regolamento previsto nell’articolo – aggiunge Cafeo - non hanno consentito di spendere i 200.000 che sono stati impegnati per il 2019. Purtroppo le lungaggini burocratiche e amministrative hanno ritardato enormemente l’applicazione della legge».

© RIPRODUZIONE RISERVATA