L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza: «Fondi e più tutele per gli orfani dei femminicidi»

L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza: «Fondi e più tutele per gli orfani dei femminicidi»
di Maria Lombardi
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Martedì 5 Maggio 2020, 13:55

Hanno perso la mamma e il papà, lei uccisa e lui in carcere. E rischiano di essere orfani tre volte se anche le istituzioni non si fanno carico di loro. Figli troppo spesso dimenticati, bambini e ragazzi che hanno alle spalle storie di violenze, hanno assistito a botte e insulti fino all'omicidio che cancella tutto, anche la loro vita. Bambini e ragazzi che si ritrovano a casa di zii e nonni, a volte in grande difficoltà economica, con famiglie che devono farsi carico di figli non loro senza aiuti. Non si sa nemmeno quanti siano con esattezza questi figli senza più famiglia. E dunque servono più tutele per questi orfani, secondo l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza,  a cominciare dai fondi a loro destinati e mai sbloccati. L'Autorità ha elaborato un documento che contiene  una serie di raccomandazioni a istituzioni e ordini professionali.

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I fondi. La prima richiesta è rivolta al Mef: portare a conclusione celermente l’iter del regolamento per l’utilizzo dei fondi a favore delle vittime. I soldi agli orfani non sono mai arrivati. Il ministro Roberto Gualtieri, lo scorso novembre in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha firmato il decreto per lo sblocco dei fondi per gli orfani di femminicidio.  «I soldi non restituiscono l'affetto mancato ma con 12 milioni finanzieremo borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro», aveva scritto il ministro. Ma i fondi non sono mai arrivati. E sulla questione interviene anche la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna: «È insopportabile che il Mef non abbia ancora concluso l'iter del regolamento per l'utilizzo dei fondi a sostegno degli orfani di femminicidio e delle famiglie che li crescono, come denuncia oggi l'Autorità garante per l'infanzia e l' adolescenza.  Stiamo parlando di oltre 2000 bambini che, dopo l'omicidio della madre, vivono con gli zii, i nonni, i parenti: famiglie che spesso versano in condizioni economiche difficili e in più devono assicurare molte cure e una dedizione totale. Possiamo solo immaginare quante di queste famiglie si trovano oggi in situazioni anche più delicate e difficili per l'emergenza sanitaria, economica e sociale che stiamo attraversando e che ha lasciato tutti i bambini in fondo alla lista delle priorità. Esistono tre leggi approvate dal Parlamento fin dal 2017, ci sono somme già stanziate per gli anni 2018, 2019 e 2020 ma è tutto chiuso in un cassetto». 

Le raccomandazioni.  Al Csm l'Autorità chiede viene di promuovere il
«coordinamento tra uffici giudiziari dopo il verificarsi di un delitto, per una tempestiva tutela e presa in carico dei minorenni e successivamente perché siano comunicati agli orfani e agli affidatari i permessi premio concessi al genitore autore del reato e qualsiasi ipotesi di scarcerazione». Di questi orfani si sa poco, non si conosce nemmeno con esattezza quanti siano.
 
L’Autorità garante sollecita inoltre al Ministero dell’interno di inserire nel database degli omicidi in ambito domestico informazioni circa la presenza di figli di minore età.
«Quella della banca dati è un’esigenza già rappresentata dall’Agia anche al Parlamento, al quale viene chiesto anche di intervenire affinché la procedura di cambio di cognome per gli orfani divenga di competenza del tribunale per i minorenni».

 Le raccomandazioni, indirizzate anche ai consigli nazionali degli avvocati, degli assistenti sociali e degli psicologi  sono contenute nel documento di studio e proposta
«La tutela degli orfani per crimini domestici»

«Quello degli orfani per crimini domestici è un fenomeno complesso, del quale non si conosce la reale dimensione. L’intervento dello Stato in questo ambito è indispensabile e urgente, per evitare che questi ragazzi siano orfani tre volte: per la perdita di entrambi i genitori – uno vittima e l’altro incarcerato o suicida – e per l’indifferenza dello Stato», afferma la Garante Filomena Albano. «Lo studio mira a individuare le reali necessità e i bisogni degli orfani, le buone pratiche e i punti di criticità del sistema. Quello che ne emerge è una carenza di dati ufficiali, di interventi multidisciplinari strutturali a sostegno di orfani e famiglie che li accolgono, di prassi unitarie nonché di un’adeguata formazione degli operatori sociosanitari».

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