Università, i dati choc: «Una studentessa su 5 è stata vittima di violenza di genere»

Università, i dati choc: «Una studentessa su 5 è stata vittima di violenza di genere»
di Vanna Ugolini
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Mercoledì 16 Ottobre 2019, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 09:41

Il 21 per cento delle studentesse dell’ateneo perugino ammette di aver subito una violenza di genere. Quasi il 12 per cento risponde invece di non saperlo. Un’omertà legata alla rimozione di episodi che si vogliono dimenticare ma anche alla sottostima della gravità delle molestie subite.

Sono i primi risultati del progetto di ricerca “La violenza di genere: il caso umbro. Tra realtà e percezione di un fenomeno sociale”, coordinato da Silvia Fornari, docente del dipartimento di filosofia, scienze umane e della formazione dell’università di Perugia. Il questionario ha raggiunto 23mila studenti dell’ateneo e a rispondere sono stati in 3mila e 300. Nel 72 per cento dei casi sono donne. La fascia d’età prevalente è tra i 20 ed i 25 anni.

«Chi ha ammesso di aver subito violenza di genere dice di aver chiesto aiuto e sostegno ad amici e familiari e solo nel dieci per cento dei casi le vittime hanno avuto la forza di rivolgersi alle forze di polizia. Nell’undici per cento dei casi è stato chiesto aiuto al centro antiviolenza»

Silvia Fornari sottolinea che «le risposte al questionario seguono quella che è la tendenza nazionale in quanto nell’ambito della violenza di genere è altissimo il numero oscuro. Le donne la subiscono, magari - aggiunge - ne parlano con un amico o un familiare, ma denunciano in percentuale ancora molto bassa i loro aggressori».

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Dalla ricerca emerge che la conoscenza del fenomeno avviene grazie alla tv e alla lettura dei giornali. Da qui il rischio che il problema sia percepito e conosciuto in maniera sterotipata e superficiale.
Per questo Fornari ha inserito nel corso di Sociologia della Devianza che si tiene nella sede di Narni dell'Università di Perugia una parte del percorso di studi che prevede come materia lo studio della violenza di genere. E stessa cosa è stata fatta nel corso di Sociologia dei processi educativa al Dipartmento di filosofia, scienza sociali umane e della formazione dell'Università di Perugia.
Tornando alla ricerca, gli intervistati dicono di aver sentito parlare della violenza di genere anche all’università e a scuola e solo il 7 per cento riconduce l’argomento all’ambito familiare. Un fenomeno definito un “grave problema sociale e culturale”. Solo il quattro per cento degli studenti ammette di aver assistito molte volte ad episodi di violenza di genere, mentre il 28 per cento sostiene di aver di averli visti alcune volte.

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«Le ricerche nell’ambito della violenza di genere rispetto alle fasce d’età più giovani sono più rare - dice Fornari - poiché si tende a pensare che questa tipologia di reato venga esercitata all’interno di coppie con età più adulte. La situazione invece mostra quanto tra i giovani ci siano comportamenti di violenza che con maggiore difficoltà emergono, sia perché non vengono denunciati, per vergogna e per paura di essere esclusa dal gruppo», 
I dati e il primo volume già uscito della ricerca sono stati resi noti al festival della Sociologia di Narni dove è stato presentato il primo dei due volumi che sondano il tema della violenza di genere in tutti i suoi aspetti (legislativo, sociologico, dell'associazionismo, delle prassi messe in atto per contrastarla e per dare sostegno alle vittime) a cura di Silvia Fornari, a cui seguirà a dicembre il secondo volume con l'approfondimento di tutti i dati analizzati.

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«Chi la violenza di genere dice di non averla subita afferma che, se le dovesse accadere, chiederebbe aiuto ad un familiare, all’amico e in uguale percentuale alle forze di polizia. Una convinzione questa che però non trova riscontro nel momento in cui una donna diventa vittima di violenza - spiega Fornari - Alla domanda su come possa fare una persona per uscire dalla violenza di genere il 60 per cento degli studenti intervistati risponde che è necessario rivolgersi al centralino antiviolenza. Molto diffusa la conoscenza dei centri antiviolenza e delle associazioni di volontariato in difesa delle vittime di genere presenti in Umbria».

«In generale, oltre all'aspetto culturale che è di base, dalla ricerca emerge un paese che è rimasto ancora a un modello tradizionale  e stereotipato di donna. Essere donna resta un elemento discriminante, alta è la percentuale delle donne fra i giovani neet, quelli che non studiano e non cercano lavoro, sono sempre le donne che faticano maggiormente a entrare nei luoghi di lavoro o se ci entrano hanno situazioni precarie, nonostante la preparazione negli studi e i voti più alti»
Emerge anche un paese che «non fa più figli ma che non ha mai aiutato la donna che decide di farli» .



 

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