Silvia Vianello, tra le 100 italiane più di successo al mondo: «Le donne devono coltivare sogni e autostima»

Silvia Vianello, manager e influencer
di Maria Lombardi
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Giovedì 20 Giugno 2019, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 15:36

«Sono sicura che tra cinque anni farò un lavoro che ancora non esiste. What next?». Cosa verrà dopo? Il segreto di Silvia Vianello è una semplice domanda. Ma per rispondere ci vuole il coraggio di sognare e di mollare, il fidanzato che ti vuole fermare, l’azienda che non ti fa crescere, i condizionamenti. «Quello che tante volte manca alle donne». Non smettere mai di chiedersi what next? l’ha portata molto lontano. Nel 2018 è stata eletta miglior donna manager del Medio Oriente, per la rivista Forbes è tra le 100 italiane di maggiore successo nel mondo. Al congresso mondiale, il 4 luglio, sarà premiata tra le “Top 50 Women in Education Leaders”. Da Venezia a Parigi, Houston, New York, Milano e da un paio di anni Dubai. Un milione di follower sui social, su Instagram è travel influencer, racconta il mondo con immagini e video: dieci paesi in dieci giorni la sua ultima sfida.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Un post condiviso da Prof. Silvia Vianello (@profsilviavianello) in data:



GLI OSTACOLI
«Ne incontro tutti i giorni, per una donna sono di più. Ma riuscire a trasformare le difficoltà in occasioni è il punto di svolta. I giorni più tristi sono stati i più fenomenali. Gran parte della mia vita l’ho trascorsa fuori dall’Italia: le opportunità all’estero sono più grandi per le donne. In Italia c’è un innegabile gap salariale, pretendevano sempre di pagarmi meno dei miei pari grado uomini. Non è così negli Stati Uniti e in tanti altri paesi. In Italia mi sono sentita dire a volte che non potevo partecipare a determinati tavoli perché ero figlia di nessuno, non avevo protezioni. All’estero non ho incontrato questi pregiudizi, conta solo quello che sai fare e il risultato che porti».

LA TECNOLOGIA 
Classe 1979, laurea in Economia, Silvia Vianello ha insegnato alla Bocconi, è stata visiting professor alla Rice University di Houston, all’Università San Gallo in Svizzera e all’Essec di Parigi. Adesso dirige l’Innovation center SPJain School of Global Management di Dubai, una delle più celebri business school del mondo ed è partner BDB, un network che aiuta le aziende ad affermarsi all’estero. «Nel mondo della tecnologia l’essere donna mi ha aiutata, all’inizio sono tutti scettici. Ma se poi parli e dimostri di saperne più di loro, c’è l’effetto sorpresa che alla fine diventa un punto di forza».

L’AUTOSTIMA  
«Faccio anche coaching individuale e riscontro nelle donne dei paesi più diversi, tutte laureate, una mancanza importante di autostima. Non si rendono conto di cosa hanno in mano e non hanno più la capacità di sognare. È come se rinunciassero ai loro sogni perché si lasciano condizionare negativamente dall’esterno. Lo ripeto sempre alle studentesse: tra il sogno e la realtà manca una singola decisione che dovete prendere. Lasciare il fidanzato, lasciare il posto fisso o qualsiasi altra cosa che può fermarvi. E poi invito tutti i ragazzi a diventare cittadini globali, quando conosci le diverse culture ti sembra di non avere più paura». In Italia in questo momento ce n’è tanta. «L’Italia ha perso la voglia di primeggiare, di sentirsi tra le prime potenze mondiale. Si preferisce essere pessimisti e lamentosi».

IL LAVORO
«Su Linkedin ho lanciato un progetto che si chiama #unlavoropertutti, che mette a disposizione borse di studio per i giovani. Ne assegneremo quest’anno dieci a studenti italiani per i corsi di laurea in Business, Comunicazione, Economia e Data Science. Un anno a Singapore, uno a Dubai e due a Sidney. E altre borse per l’MBA tutte sovvenzionate dalla SPJain School. Ma finora le ragazze che le hanno vinte si sono tirate indietro. Le hanno accettate solo uomini». Quante ore lavora al giorno? «Ventiquattro o nessuna, dipende dai punti di vista. Se fai le cose che ti piacciono, ci pensi anche la notte ma non lo senti come un lavoro».

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