Da Parigi a New York: mostre di pittura, serie tv e cinema, il femminile di successo

Pittura, serie tv e cinema: il femminile di successo
di ​Maria Latella
4 Minuti di Lettura
Sabato 21 Settembre 2019, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 18:03

A Parigi la mostra di cui più si parla è quella che il museo d'Orsay ha dedicato a Berthe Morisot, pittrice impressionista assai apprezzata dal cognato Edouard Manet e dai colleghi dell'epoca, da Degas a Renoir. Morisot che qualche anno fa aveva già ispirato un film per la tv francese.
E a proposito di tv, provate a fare zapping tra le serie: ormai quelle più viste sono monopolizzate dalle donne. Per citarne alcune: The Marvellous mrs Maisel, storia di una newyorkese di buona famiglia ebrea che nonostante i pregiudizi dell'America Anni '50 si afferma per il suo grande talento comico, è tra le più viste e premiate. The good fight, ambientata in uno studio legale di Chicago, puntata dopo puntata conquista l'attenzione con le vicende professionali e personali delle diverse avvocatesse. Il titolare è un carismatico afroamericano, ma sono le attrici a fare la storia. Perfino la nuova serie di House of cards, privata del suo straordinario Frank Underwood/Kevin Spacey, punterà tutto su Robin Wright/Claire Underwood.

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L'IMBARAZZO DELLA SCELTA
Ogni generazione, ogni fase della vita, ha la sua donna di riferimento nelle serie tv. Se in principio erano solo casalinghe disperate o single in cerca di sex in the city, ora le ragazzine possono specchiarsi nel Black mirror distopico delle addictetd al punteggio su Instagram, le giovani mamme possono sorridere di se stesse con la serie canadese Working Moms, le professioniste riconoscersi in The good fight, le appassionate di potere e politica hanno solo l'imbarazzo della scelta, oltre alla Claire di House of cards, c'è Madam Secretary, Veep con la candidata presidente cinica in modo caricaturale, e poi Commander in chief, Scandal. L'elenco è infinito.
Preferite il cinema? Uno dei film del momento (E poi c'è Katherine) si concentra sui limiti di una vita dedicata solo al lavoro e al successo. Ma il protagonista non è un uomo, è una famosa conduttrice tv (una strepitosa Emma Thompson) arida, concentrata solo su se stessa e sul proprio show. Recupererà empatia e simpatia non in ragione di un innamoramento (come sarebbe accaduto in un film degli Anni '80) ma grazie a una giovane stagista di origine indiana che, reclutata solo perché nel gruppo di autori mancava una donna, si rivelerà molto utile allo show e a Katherine.

Tutta questa attenzione, l'interesse che cinema, serie tv, mostre culturali denotano per i modelli femminili forti nasce da ragioni di mercato o dal bisogno di lasciarsi alle spalle decenni di modelli conservatrici, la donna in tacco 12 che cerca soprattutto di piacere al maschio di potere? Forse sono vere entrambe le tesi. La pittrice Berthe Morisot è un esempio di tenacia e resilienza. Nata a metà Ottocento, avrebbe voluto dedicarsi soltanto alla pittura, ma le convenzioni dell'epoca prevedevano matrimonio e figli. Fortunatamente le capitò di innamorarsi prima e di sposare poi Eugene Manet, fratello del più celebre Edouard. Vivere in un ambiente che apprezzava il suo talento, tra i più celebri impressionisti di quella stagione, le consentirà di crescere come pittrice, ricevere riconoscimenti in Francia e a New York. Ma lei sapeva che la strada era in salita: «Potrò ottenere la mia indipendenza solo se persevero nella mia emancipazione», scriveva in uno dei diari nei quali per tutta la vita ha raccolto le sue riflessioni.



L'INTERROGATIVO
Dedicarle una mostra importante in uno dei più famosi musei parigino dipende da un disegno? Dal fatto che, da Lagarde a von der Leyen, il potere ha deciso di puntare su forze nuove e in questo caso femminili? L'interrogativo resta aperto: si sta prendendo atto di un cambiamento nei gusti del pubblico o si cerca di indirizzare il gusto stesso?
Forse è più vera la prima ipotesi, forse il vento è cambiato, la rivoluzione neoconservatrice è stata archiviata; archiviati quei trent'anni (dalla metà degli '80 in poi) in cui, come denunciò Susan Faludi nel suo importante saggio (Backlash), le donne si fecero convincere del fatto che la libertà coincidesse con un abito sexy e un tacco 12.
In quegli anni si parlava anche di carriera, come no, ma era obbligatorio «non dimenticare di essere femminile», il che ,tradotto, significava semplicemente sexy. «Ho un cervello per pensare e un corpo per peccare» scandiva assertiva la protagonista di Working Girl, film mito delle ragazze Anni '80.
Ecco, in tempi di narcisismo da selfie e vita consumata su Instagram, le mamme faranno un regalo alle figlie guardando e ridendo insieme a The marvelous mrs Maisel o visitando la mostra sui dipinti di Berthe Morisot. Magari si scopre che c'è vita oltre Instagram.

Maria Latella
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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