Come quella donna che chiamò qualche anno fa in lacrime: aveva deciso di non tenere il figlio dopo il parto, non poteva rivelare chi era il padre. Doveva scegliere tra questo bambino e gli altri che già aveva, in paese. Ma dopo la nascita del piccolo non riuscì ad abbandonarlo e lo portò via. Ma non potè far ritorno a casa, dagli altri due. «In Italia ogni anno si contano circa 400 parti in anonimato», Grazia Passeri è presidente di “Salvabebè Salvamamme” l’associazione che da 20 anni si occupa di infanticidio dando alle donne tutte le informazioni e il sostegno per evitare l’abbandono dei neonati e le assiste tutte nei momenti di solitudine e difficoltà. «Dopo l'istituzione del numero verde "Salvabebè" abbiamo capito che tantissime donne aveva bisogno di aiuto. Ci arrivavano una marea di telefonate di questo tipo: io sono povera, non so come fare, ma il bambino lo voglio tenere». E così si è pensato a "salvare" anche le mamme.
Tantissime. La donna incinta perseguitata dal mafioso che voleva costringerla ad abortire. La ragazza che si voleva buttare sotto il treno insieme al bambino che aspettava, il padre per nascondere la gravidanza la costringeva a stare sempre seduta dietro un tavolo. La studentessa che voleva farla finita perché in famiglia mai avrebbero accettato il figlio. O la mamma che durante il parto parlava al neonato, «ti amo, ma per la tua sicurezza non posso tenerti». O tutte quelle che non hanno i soldi per i pannolini, si sentono disperate e sole con un bimbo da accudire.
«Ogni anno ci prendiamo cura di mille nuovi neonati sotto tutti gli aspetti: dalla salute, all'alimentazione e all'abbigliamento. Sono tanti anche gli italiani», aggiunge Grazia Passeri. «E molte delle mamme che abbiamo assistito aiutandole a uscire da situazioni drammatiche di degrado diventano volontarie dell'associazione e ambasciatrici della salvezza».
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