Gli "angeli" che salvano i bebé: «Mai più bimbi buttati nel Tevere. Ogni anno in Italia 400 parti in anonimato»

Grazia Passeri e i volontari di Salvabebè Salvamamme ai funerali di Francesca Romana
di Maria Lombardi
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Venerdì 16 Agosto 2019, 12:39
«Perdonaci, Francesca Romana». Le parole del vescovo vicario di Roma, monsignor Gianrico Ruzza, al funerale, qualche giorno fa al Trullo, della neonata gettata nel Tevere e trovata da un pescatore, sembrava un bambolotto. «Questa tragedia si poteva evitare», la sindaca Raggi, in fascia tricolore. Se solo chi ha lanciato in acqua una bimba senza nome e senza vestiti avesse chiesto aiuto. «C’è una legge che consente di partorire in anonimato e può salvare una mamma e può salvare un bambino», ricorda la Raggi. E c’è un numero verde “Salvabebè” per mamme disperate e bambini in pericolo: 800283110 (solo con i cellulari per chi chiama da fuori Roma) attivo 24 ore su 24 presso il reparto di Terapia intensiva neonatale della clinica ostetrica del policlinico Umberto I di Roma. «Ne abbiano salvati di bambini, in questi anni», Maurizio Gente è il responsabile del servizio di Trasporto emergenze neonatali e referente aziendale del Salvabebè. «Il numero di chi ci chiama non è rintracciabile, quindi è garantito l’anonimato più assoluto. Abbiamo un’ambulanza con una culla termica, a bordo c’è un neonatologo e un infermiere esperto. Ma ci arrivano anche tantissime chiamate da giovani mamme che non sanno a chi rivolgersi e cercano qualcuno che le ascolti e le aiuti».

Come quella donna che chiamò qualche anno fa in lacrime: aveva deciso di non tenere il figlio dopo il parto, non poteva rivelare chi era il padre. Doveva scegliere tra questo bambino e gli altri che già aveva, in paese. Ma dopo la nascita del piccolo non riuscì ad abbandonarlo e lo portò via. Ma non potè far ritorno a casa, dagli altri due. «In Italia ogni anno si contano circa 400 parti in anonimato», Grazia Passeri è presidente di “Salvabebè Salvamamme” l’associazione che da 20 anni si occupa di infanticidio dando alle donne tutte le informazioni e il sostegno per evitare l’abbandono dei neonati e le assiste tutte nei momenti di solitudine e difficoltà.
«Dopo l'istituzione del numero verde "Salvabebè" abbiamo capito che tantissime donne aveva bisogno di aiuto. Ci arrivavano una marea di telefonate di questo tipo: io sono povera, non so come fare, ma il bambino lo voglio tenere». E così si è pensato a "salvare" anche le mamme.
Tantissime. La donna incinta perseguitata dal mafioso che voleva costringerla ad abortire. La ragazza che si voleva buttare sotto il treno insieme al bambino che aspettava, il padre per nascondere la gravidanza la costringeva a stare sempre seduta dietro un tavolo. La studentessa che voleva farla finita perché in famiglia mai avrebbero accettato il figlio. O la mamma che durante il parto parlava al neonato, «ti amo, ma per la tua sicurezza non posso tenerti». O tutte quelle che non hanno i soldi per i pannolini, si sentono disperate e sole con un bimbo da accudire.

«Ogni anno ci prendiamo cura di mille nuovi neonati sotto tutti gli aspetti:  dalla salute, all'alimentazione e all'abbigliamento. Sono tanti anche gli italiani», aggiunge Grazia Passeri. «E molte delle mamme che abbiamo assistito aiutandole a uscire da situazioni drammatiche di degrado diventano volontarie dell'associazione e ambasciatrici della salvezza».
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