Dora Focaroli, l'infermiera che ha salvato decine di ebrei all'Isola Tiberina

Dora Focaroli a destra vestita da infermiera
di Franca Giansoldati
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Lunedì 27 Maggio 2019, 07:56
Alcuni giorni fa, grazie ad un convegno promosso dall’Ospedale Israelitico di Roma, è riaffiorata dall'oblio la figura di una donna incredibilmente coraggiosa e unica. Una donna che in un periodo terribile, durante l'occupazione nazista, non ebbe alcun timore a difendere gli ebrei perseguitati. Erano i giorni immediatamente successivi al 16 ottobre del 1943, quando avvenne la razzia al ghetto ebraico e l'avvio delle deportazioni. A ricostruire ogni passaggio su Teodora Focaroli è lo storico, Pier Luigi Guiducci, docente alla Pontificia Università Lateranense.

Teodora (Dora) Focaroli nacque a Borbona, in provincia di Rieti, il 27 giugno del 1915. Nel 1931 si trasferì a Roma dove studiò per diventare infermiera (probabilmente nei corsi della Croce Rossa). Nel 1934 iniziò a lavorare presso le Istituzioni ebraiche poste sull’Isola Tiberina, dove si trovavano l'Ospedale Israelitico e la Casa di riposo per ebrei anziani. Lì conobbe Mosè Di Veroli, un commerciante di metalli, che divenne suo marito. 

Quando il 16 ottobre 1943 la Focaroli si accorse della razzìa in corso, tolse prima di tutto il cartello che, sull'isola Tiberina, indicava la sede dei presìdi ebraici. Avviò subito i malati in grado di camminare al Fatebenefratelli (l'ospedale cattolico). In questo gruppo si inserì anche il presidente dell’Ospedale Israelitico Giuseppe Campagnano. I più gravi, invece (cinque o sei), li condusse con un’ambulanza all’Ospedale Littorio (attuale San Camillo).

Gli anziani della Casa di Riposo riuscì a sistemarli nella torre inserita nell’edificio che accoglieva ospedale e casa di riposo. Qui, troverà alla fine accoglienza, per otto mesi, pure il Rabbino Moshè Mario Piazza.

Mentre la Focaroli salvava gli ebrei a lei affidati, vennero nel frattempo arrestati e deportati tra gli altri: la 70enne Alina Cavalieri, consigliera dell’Ospedale Israelitico, e Giacomo Di Segni, presidente della Deputazione di carità. Entrambi non fecero più ritorno.

Nei giorni successivi Dora Focaroli - risultando dai documenti cattolica - poté mantenere collegamenti con gli ebrei nascosti al Fatebenefratelli, facendo la spola con la Comunità dei Frati Minori. Dora garantì agli anziani che vivevano nella torre non solo del cibo e delle cure ma anche una quotidiana assistenza religiosa serale, grazie a Rav Izhak Davide Panzieri che morì poco dopo la fine della guerra. 

La rete di solidarietà verso i perseguitati non poteva però passare inosservata agli occhi dei poliziotti che proprio all’Isola Tiberina avevano una postazione strategica sotto la guida del maresciallo Gennaro Lucignano (1903-1964), il quale  sapeva benissimo che  erano nascosti diversi ebrei ricercati, così come sapeva bene il lavoro di collegamento di Dora. Chiuse gli occhi e non fece mai rapporto, salvando anch'egli vite umane. 

Dora continuò a lavorare all'Isola Tiberina fino al 1965. Una volta in pensione, visse a Latina fino alla morte dove ricevette anche la visita dello storico Emanuele Pacifici. Sarà quest’ultimo a informare la Comunità Ebraica di Roma del decesso della Focaroli avvenuto il 16 maggio del 1994. 



 
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