La Pubblica amministrazione ha ricominciato ad assumere: ma le donne sono ancora lontane dai vertici

La Pubblica amministrazione ha ricominciato ad assumere: ma le donne sono ancora lontane dai vertici
di Michele di Branco
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 10:13

Lo Stato ricomincia ad assumere, anche se spesso in forma precaria e continuando a penalizzare le donne, tenute lontano dalle posizioni di vertice. Segnali di ripresa del lavoro dipendente nella pubblica amministrazione. I dati diffusi ieri dall'Istat mostrano che tra il 2015 e il 2017, nelle articolazioni della Pa, c'è stato un aumento complessivo dell'occupazione dipendente dell'1,1% (+0,9% per il tempo determinato e +2,2% per quello a termine). Tuttavia, il censimento permanente delle Istituzioni pubbliche sottolinea che «le politiche di contenimento della spesa pubblica e di limitazione del turnover dei dipendenti hanno determinato modifiche al livello e alla composizione dell'occupazione». Così tra il 2011 e il 2017 nella Pa aumentano i dipendenti a tempo determinato (+7,3%) e calano di quasi un punto percentuale quelli a tempo indeterminato. Al 31 dicembre 2017, risultavano in servizio 3 milioni e 516 mila presso le 12.848 istituzioni pubbliche censite. Di questi, 3 milioni e 321 mila sono dipendenti (pari al 94,5% del totale), mentre il restante 5,5% del personale in servizio - circa 195 mila unità - è rappresentato da personale non dipendente, ovvero occupato con altre forme contrattuali.

Solo il 14,4 per cento delle donne ai vertici delle istituzioni, la ministra Dadone: «Smart work per favorire parità»

LA RIPARTIZIONE
Oltre la metà del personale dipendente (il 54,6%) è concentrato nell'amministrazione centrale, che comprende, tra gli altri, scuole statali e forze armate e sicurezza. Il 19,8% dei dipendenti pubblici è occupato nelle aziende o enti del servizio sanitario nazionale, l'11,3% nei Comuni. Le altre forme giuridiche assorbono il restante 14,4% di dipendenti. Tra i numeri si scorge la fatica del Paese a superare le discriminazioni di genere. La presenza femminile nelle posizioni apicali delle istituzioni resta infatti molto limitata. La quota di donne al potere si attesta al 14,4% nonostante esse rappresentino il 56,9% del personale in servizio. La parità di genere, secondo il presidente dell'Inps, Gian Carlo Blangiardo, «è un'area dove occorre concentrare energie e interventi mirati». Un appello raccolto da Fabiana Dadone. «È necessario implementare lo smart working sperando che conciliare i tempi di vita e i tempi professionali dia la possibilità anche alle donne di raggiungere le posizioni apicali» ha spiegato il ministro per la Pa. «È chiaro - ha aggiunto l'esponente del governo - che questo ragionamento va bilanciato facendo attenzione a minimizzare i rischi e massimizzando i risultati: penso che possiamo salire da 10 al 20%». Tornando ai numeri, la spending review sembra aver prodotto buoni risultati. Tra il 2011 e il 2017 gli uffici si sono ridotti di circa 3.500 unità, con un calo del 3,2%, «in conseguenza - osserva l'Istat - dell'attuazione di politiche di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica». In particolare negli anni più recenti, tra il 2015 e il 2017, c'è stato un calo dello 0,6%. Quanto ai miti da sfatare, c'è quello sulla presenza eccessiva di burocrazia al Sud. La quota più alta di dipendenti pubblici è presente in Valle d'Aosta e a Trento e Bolzano/Bozen (le uniche realtà con più di 7 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti) e tra le più basse, oltre alla Lombardia, figurano Campania e Puglia (4,2).

I COMMISSARIAMENTI
Preoccupante il fenomeno dei commissariamenti. Alla fine del 2017 erano 154 i comuni con a capo un commissario straordinario, di cui il 53,2% nel Sud e il 16,9% nelle Isole. I commissariamenti - ha fatto notare il presidente Istat Blangiardo - hanno registrato un aumento del 23,2% tra 2015 e 2017, per via dell'aumento del numero di comuni sottoposti a procedura straordinaria nel Mezzogiorno. Infine appare in chiaroscuro la diffusione dell'on-line. La quasi totalità delle istituzioni pubbliche ha utilizzato il web per la gestione dei dati e l'erogazione dei propri servizi (87,9%) ma solo il 5,9% ha analizzato big data. L'utilizzo dei servizi di cloud computing è invece diffuso al 30,5%.
 

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