Piera degli Esposti, ho avuto tante difficoltà con attori o protagonisti maschili

Piera degli Esposti, ho avuto tante difficoltà con attori o protagonisti maschili
di Valentina Venturi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Agosto 2020, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 08:54

Esordisce nei panni di un uomo. È il 1965 e Antonio Calenda la sceglie per entrare nel “Teatro dei 101”, fucina dell’avanguardia teatrale romana, insieme a Gigi Proietti e Virginio Gazzolo. Da essere il marinaio in “Dieci minuti a Buffalo” di Gunter Grass, Piera Degli Esposti non si è più fermata. Tra teatro sperimentale, cinema, televisione, regia d’opera e letteratura, il suo essere anticonformista e controcorrente non è mai stata una provocazione, ma l’unica forma per esprimersi. 

Da donna, ha avuto difficoltà nell’ambiente della recitazione?

«Molte, perché ho interpretato ruoli maschili: “Michelangelo” nel 1986 al Campidoglio su richiesta di Nicolini, testi di Dante e Campanile… Volevo interpretare uomini e mettevo questa mia caratteristica anche quando facevo donne. Molti primi attori, che oggi sono celebri, non erano felici di avere una duellante, sarebbero stati più contenti con una prima attrice che metteva a posto i fiori nei vasi o che stava seduta composta nella poltroncina. Invece questa scatenata non è stata amata dai duellanti. Quindi sì, ho avuto tante difficoltà con i protagonisti maschili».

Tra premi Ubu, David di Donatello e Globo d’Oro, le conferme professionali non sono mai mancate. Cosa l’ha spinta a fare l’attrice?

«Parlavo da sola in casa. Dalla finestra che si affacciava sul giardino condominiale parlavo con personaggi inesistenti e i vicini chiedevano a mia madre: “Ma con chi parla la bambina, che non c’è nessuno in giardino?”».

Era un problema?

«In famiglia non si arrabbiavano, lo vedevano come un bisogno necessario di inventarmi dei personaggi. Fu così che mi portarono in una compagnia amatoriale di Bologna: avevo un modo di recitare diverso ma che colpiva. Si può dire che sono nata con la necessità di parlare e recitare». 

Ha dei rimpianti?

«Lavorare con Giorgio Strehler. Mi aveva apprezzato in “Molly Cara” diretta da Ida Bassignano e mi voleva nel “Temporale” di Strindberg, ma rifiutai per non rinunciare al monologo; gli dissi che volevo continuare ad andare in tournée. Eppure Strehler mi offriva le piazze di Tokyo e di Parigi e lui come regista. Ecco, oggi avrei alternato gli impegni, non avrei detto no».

Ha pubblicato il noir “L’estate di Piera”, scritto a quattro mani con Giampaolo Simi per NeroRizzoli. Come mai un giallo?

«Ho sempre voluto giocare a nascondino! Trovare le persone che si nascondono, vivere sin da piccola in un’atmosfera di mistero. Anche da grande quando ho interpretato Cleopatra o le figlie di Oz in verità avrei voluto dire la battuta: “Signora Luisa dove si nasconde? Venga fuori, non ha più scampo!”. È sempre stata una passione. Leggo i fatti di cronaca e mi chiedo se gli assassini si sentano sollevati dopo essersi liberati dalle persone che non volevano, fino ad ucciderle». 

La protagonista si chiama Piera Drago e fa l’attrice: è autobiografico?

«No, assolutamente; Simi ha analizzato il mio carattere e preso dei tratti. Rizzoli ha voluto che ci fosse il mio nome nel titolo, mentre Drago si riferisce a me come una persona forte». 

Ha conosciuto Franca Valeri, scomparsa di recente?

«Non posso dire che era soltanto un’attrice o una scrittrice: era una testa geniale, una personalità che poteva fare tutto. Ho avuto la fortuna di andare con lei in più posti, a casa di un’amica comune in via dei Coronari, dal principe Urbano Barberini. Sono andata a vederla recitare a teatro con Pino Strabioli e ho una foto dove sono con lei e cantiamo».

Come mai non usa internet?

«Non voglio entrare in questo mondo, sto fuori. Per fortuna ho amici che si prestano a fare i messaggeri, i postini!». 





 

© RIPRODUZIONE RISERVATA