L’inverno
«Si pesca, andiamo con la barca “Pina” di sei metri, la stessa del nonno. Adesso la cugina è andava via da Ganzirri e usciamo con lo zio. Sveglia alle 4 del mattino e alle 5 siamo in mare. Si decide dove andare a calare le reti. Per attirare i pesci si deve far rumore, noi diciamo “buddiare”. In pratica si buttano in acqua pietre legate alle corde e si agitano così i pesci vanno verso le reti. Mia sorella - racconta Giusy - è più brava a pescare, io resto al remo o al timone. Alle 7 siamo a terra. Stacchiamo il pesce dalle reti, se va bene ne prendiamo 50 chili altrimenti 20 o 30. Lo vendiamo allo stesso rigattiere del nonno. Poi aggiustiamo le reti, stiamo anche imparando a ricucirle, un lavoro molto complicato».
L’estate
«Da due anni abbiamo intrapreso l’attività di pesca turismo. Organizziamo le escursioni per la pesca con la Feluca, per prendere il pesce spada dello Stretto. Tanti turisti sono incuriositi da questa esperienza, abbiamo molte richieste, vengono anche bambini. Noi facciamo da guida, affianchiamo le barche. D’estate è più difficile pescare, Messina non ha un porto da pescatori e bisogna rientrare con la barca la mattina molto presto. Di sola pesca è difficile vivere, affiancando questa attività si riesce ad andare avanti». Giusy è sposata, ha una bimba di due anni, il marito lavora nella Marina Militare. Antonella non ha famiglia. «È stata dura, quando aspettavo mia figlia non potevo uscire per la pesca». E gli altri pescatori cosa dicono di voi? «All’inizio pensavano fosse uno scherzo, nessuno ci prendeva sul serio. Poi d’inverno con i cappelli e le sciarpe nemmeno ci riconoscevano. Una volta la Capitaneria di porto ci ha fermato, hanno controllato la licenza e cercavano una donna a bordo. Adesso va benissimo, gli altri pescatori ci aiutano molto e vorrebbero che altre donne si dedicassero a questa attività. Quando incontriamo qualche difficoltà, mia madre ci dice: ve l’avevo detto che era una vita difficile. Ma noi andiamo diritte per la nostra strada, ci sono ancora tante cose da imparare. Nessun ripensamento sulla nostra scelta».
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