«Assessore o assessora», al Comune di Milano parità di genere nelle comunicazioni ufficiali

L'assessora Cristina Tajani con delega alle risorse umane
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Domenica 4 Agosto 2019, 16:50 - Ultimo aggiornamento: 17:32

Direttrice e non solo direttore, assessora accanto ad assessore, fino ad arrivare a revisora e chissà un giorno a sindaca. Svolta neI Comune di Milano dove si rispetterà la parità di genere anche nelle comunicazioni ufficiali, ma senza stravolgere la lingua italiana. L'amministrazione ha deciso di aggiornare il lessico e gli atti amministrativi con parole che rispettano la parità di genere, come direttrice e non solo direttore, o come i più inusuali revisore e revisora, passando per i più discrezionali assessore e assessora, sino ad arrivare un giorno a sindaco o sindaca.

La giunta comunale ha approvato le linee guida per aggiornare i testi amministrativi e le comunicazioni istituzionali. É prevista anche l'istituzione di un tavolo permanente che ha il compito di diffondere nella compagine comunale, a tutti i livelli, una maggiore consapevolezza del divario di genere e una cultura linguistica appropriata. «Per concepire questa delibera, che recepisce una giusta e a lungo ignorata legge nazionale, nessuna importante ed urgente questione è stata trascurata - ha commentato l'assessora con delega alle Risorse umane, Cristina Tajani - diamo la giusta visibilità alle donne dell'ente che, essendo la maggioranza, tanta parte hanno nella buona reputazione del Comune di Milano e nella sua innovatività. Scrivere la realtà per quella che è un tema di giustizia, nulla di più». La delibera secondo l'assessore alla Partecipazione, Lorenzo Lipparini, «affronta il tema della discriminazione, a partire dagli aspetti linguistici, rende visibile e valorizza il ruolo delle donne che lavorano e si relazionano al Comune».

È di qualche settimana fa la direttiva firmata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, e dal sottosegretario con delega alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora, che impone nuove regole nel lessico della burocrazia per rispettare la parità di genere. «Utilizzare in tutti i documenti di lavoro (relazioni, circolari, decreti, regolamenti, ecc.) termini non discriminatori - prevede la direttiva - meglio quindi l'uso di sostantivi o nomi collettivi che includano persone dei due generi: avanti con la parola persone al posto di uomini
». 

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