La nipote di Garibaldi: «Ricordiamo Anita, esempio di forza e coraggio per le donne»

Costanza Samuelli Ferretti Ravizza Garibaldi
di Maria Lombardi
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Lunedì 29 Luglio 2019, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 17:46
Pensa ad Anita. Me lo ripeteva sempre mia madre quando dovevo affrontare una difficoltà, sin da ragazzina: pensa ad Anita. Un giorno le chiesi: mamma perché mi dici sempre di pensare ad Anita. E lei: lo faceva nonna Rosita con me e io lo faccio con te». Per Costanza Samuelli Ferretti Ravizza Garibaldi, nipote del generale che ha combattuto per fare l'Italia, Anita è sempre stata forza e coraggio. L'esempio a cui guardare nei momenti duri della vita. «Combattente e madre dolcissima, una donna formidabile. Libera da qualsiasi condizionamento, rivoluzionaria e modernissima. Un'eroina generosa a cui tutte dovremmo guardare: a volte noi donne ci buttiamo giù, non abbiamo abbastanza fiducia in noi stesse. Anita in 28 anni ha vissuto di tutto e superato peripezie incredibili con quattro figli e uno lo aspettava quando è morta. La sua vita più avvincente di un romanzo».
Le battaglie, sempre accanto agli uomini, le prigionie e le fughe. Con un neonato in braccio, il primo figlio Menotti di appena 12 giorni, e a cavallo riuscì a sottrarsi alla cattura dei soldati imperiali in Brasile e per quattro giorni rimase nascosta in un bosco senza cibo. É a questo episodio che si ispirò lo scultore Rutelli per il monumento ad Anita, inaugurato nel 1932 al Gianicolo. Il 4 agosto, per i 170 anni dalla morte, Anita Garibaldi sarà ricordata proprio al Gianicolo, dove è sepolta. «Lo facciamo tutti gli anni - racconta Costanza Samuelli, nipote di quinta generazione e discendente del primogenito Menotti - ma per quest'anno abbiamo voluto fare le cose più in grande. Abbiamo invitato gli ambasciatori di Brasile e Uruguay, il pronipote di Ciro Menotti e quello di Francesco Crispi, i rappresentanti dei comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Rieti e Ariccia. Dopo la cerimonia al Gianicolo, ci sposteremo nel mio giardino in via di Villa Massimo dove l'attrice Maria Giulia Campioli reciterà una piece teatrale intitolata "Sorelle d'Italia", dedicata alle donne del Risorgimento».

 
 

La famiglia
Un cognome impegnativo, Garibaldi.
«Le donne della mia famiglia sono state tutte straordinarie, ognuna a modo suo ha ereditato il genio di casa Garibaldi. Di Anita non ci è rimasto altro che un piatto con un foro. Era quello che usavano per darle da mangiare quando si ammalò a Mandriole, poco prima di morire. Per non farlo usare da altri lo bucarono con un colpo di pistola. Menotti, il primogenito di Giuseppe e Anita, aveva 9 anni quando lei morì e la ricordava oltre che come una grande eroina anche come una madre tenerissima».
La bisnonna di Costanza Samuelli  (anche lei madre di cinque figli e imprenditrice agricola) era Rosita Garibaldi, figlia di Menotti.
«Tutte persone molto libere, dalla mentalità aperta. Menotti mandava le figlie a fare ginnastica con i calzoncini corti, creando scandalo. E sapevano frequentare, con la stessa naturalezza, nobili e persone umili. Cerco di tramandare anche questo esempio dei Garibaldi: si può essere grandi e semplici».

 
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