Violenza sulle donne, la polizia in Francia ha ignorato un caso di femminicidio su 3

Violenza sulle donne, la polizia in Francia ha ignorato un caso di femminicidio su 3
di Franca Giansoldati
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Martedì 22 Ottobre 2019, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 13:33

In Francia è diventata una emergenza nazionale. I femminicidi sono tanti, nel corso del 2018 ci sono state 120 donne uccise per mano dei propri compagni o mariti, ma quel che è peggio è «l'indifferenza delle forze dell'ordine». Già l'indifferenza perchè, denuncia in prima pagina Le Monde, il caso diventa abnorme visto che gran parte degli omicidi è avvenuto nonostante i segnali di allarme precedentemente segnalati o denunciati dalle vittime o dai familiari delle vittime alla gendarmeria.

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Uno scandalo sul quale diverse associazioni ora chiedono conto per evitare che possa protrarsi una situazione simile. L'elenco circostanziato sulla maggior parte dei casi di femminicidio lascia senza fiato. E' per questo che una equipe di Le Monde - il quotidiano più autorevole del Paese - ha lavorato sei mesi ad una inchiesta a tappeto, andando ad indagare su ognuno dei 120 casi, per capire se queste donne effettivamente si potevano salvare.

Come Helene Bizieux che stava affrontando una separazione problematica e aveva denunciato il suo ex marito ma la gendarmeria non ha creduto fino in fondo alle minacce di morte che riceveva. Tanto che l'informazione non era stata nemmeno trasmessa al magistrato. Ma gli errori di approccio ai casi di violenze domestiche non sembrano tanto delle eccezioni, piuttosto una triste regola.

La ricerca sui segni di morte annunciati che potevano forse portare a diverse misure fa dire a Le Monde che un caso su tre poteva essere affrontato diversamente, visto che una donna su tre aveva denunciato o segnalato comportamenti violenti e minacce.

«Il fatto è che quando le donne prendono coscienza delle violenze che subiscono, fanno una fatica enorme a farle riconoscere come tali dalle forze dell'ordine» denuncia il quotidiano francese. La professoressa Oceane Perona, ricercatrice al Centro di ricerche sociologiche sul diritto e le istituzioni penali a Parigi, spiega che non si può ovviamente parlare di sessismo da parte della polizia, o di ostilità verso le donne. Piuttosto si tratta di una risposta sbagliata alla logica di valorizzazione del lavoro dei gendarmi che di per sè lavorano per fermare il crimine, ma in questo caso i «feminicidi essendo dei casi unici, con un autore e una vittima specifica, limitano l'azione perchè già si sa che il crimine non si protrarrà in futuro. Alla fine è come se fossero classificati senza seguito, e di conseguenza è come se i gendarmi non volessero lavorare a vuoto».

Meno contorto il ragionamento del commissario Gilles Bernard che spiega come sia complicato fare di più. «Spesso ci si rende conto che si ha avuto a che fare dei manipolatori, e mi riferisco ai responsabili dei crimini. Uomini affetti da una grande perversità che hanno sicuramente oltrepassato ogni gesto».  Ma anche questa è una spiegazione che i familiari delle vittime, soprattutto i figli, non vogliono affatto sentire. Il problema è sul tavolo del presidente Macron che anche recentemente ha detto che occorre fare il possibile. 

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