Docente e mamma con la sua locanda riporta la vita nel paese delle cento chiese distrutte dal sisma

Valentina Polci Docente e mamma con la sua locanda riporta la vita nel paese delle cento chiese distrutte dal sisma
di Rosalba Emiliozzi
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Mercoledì 24 Luglio 2019, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 18:59

È l’unica struttura ricettiva del centro storico. Con una storia di grande coraggio dietro. La proprietaria Valentina Polci, 39 anni, l’ha acquistata nel 2016 tra la scossa micidiale del 24 agosto e quelle del 30 ottobre con l’intento di sistemarla e renderla una locanda immersa nella storia della piccola San Ginesio, paese marchigiano di 3.700 abitanti e cento chiese, «tutte ancora chiuse perché inagibili», dice Valentina. Che ha aperto Est Locanda, così si chiama, a fine giugno e ha avuto un luglio di quasi sold out. «Mi sono meravigliata anch’io, ho avuto sempre ospiti, per lo più stranieri, tedeschi, ma anche persone originarie del paese che ogni anno tornavano un mese a San Ginesio nelle loro seconde case, ora danneggiate dal sisma». E agosto promette di bissare il successo di luglio.

Le aree del sisma non fanno più paura, anzi. Agli stranieri piace dormire in una dimora storica, dentro le mura con i merli che spuntano dalle finestre e i Sibillini e l’onda delle colline come panorama. I turisti raggiungono San Ginesio alla ricerca dei borghi più belli d’Italia e delle bandiere arancioni, ma anche per seguire eventi con l’Appennino foto festival e la stagione musicale ginesina oppure per fare trekking, bici e passeggiate sui monti Sibillini. «Noi rappresentiamo la porta del parco, siamo a otto chilometri in un contesto storico di enorme bellezza e con tutti i servizi disponibili: piscina pubblica, campi da tennis e, a poca distanza, il mare» dice. 

Il mestiere di affittacamere è l’ultimo tratto della vita frenetica di Valentina Polci. Moglie e madre di tre bambine, è docente universitaria a contratto all’Università di Macerata, dottore di ricerca, esperta di Dolores Prato e sta studiando per la seconda laurea in Storia. È una donna che impersona il suo tempo dove anche i giovani super titolati sono costretti ad anni di precariato, ma non stanno con le mani in mano. Nonostante il sisma e ciò che provoca dentro la testa. «Il terremoto ridimensiona tutto, la vita, i pensieri, i sogni. Guardi le case crollate, la ricostruzione ferma e il tuo modo di pensare muta» dice Valentina, lei però non si è fatta abbattere. «Fortunatamente non ho avuto danni, la mia casa era stata ben ristrutturata, ma non voglio che San Ginesio muoia, è il mio paese, ci ho investito tutta la mia vita, qui crescono le mie figlie». Est locanda rappresenta anche uno spicchio di futuro. Perché il paese è un crocevia di turisti stranieri del nord Europa: inglesi, olandesi, belgi, francesi, tedeschi innamorati dei tramonti e nel paesaggio intatto.

Perché il nome Est locanda? «Era il modo di dire, in passato, per segnalare che quello era un bel posto da affittare, la citazione è di Dolores Prato, la scrittrice nata a Treia, in provincia di Macerata, e vissuta a Roma, mi sono ispirata a lei».  Un piccolo angolo di Paradiso da dove ripartire. Se ne sono accorti i turisti che provano anche a curiosare tra le case del borgo storico imbrigliate da tiranti e assi di legno. «Hanno sentito parlare del terremoto, ma solo quando vedono con i loro occhi prendono coscienza di cosa è successo e del grave danno al patrimonio artistico e architettonico - dice Valentina - sono solidali con noi. E anche venendoci a trovare e passando qualche giorno nelle zone terremotate possiamo riprendere a vivere».

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