Tania Cagnotto: «A Tokyo da mamma? Ci spero, ma che fatica allenarsi con una figlia di 2 anni»

Tania Cagnotto: «A Tokyo da mamma? Ci spero, ma che fatica allenarsi con una figlia di 2 anni»
di Maria Lombardi
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Sabato 22 Febbraio 2020, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 14:35

Tania Cagnotto aveva detto addio ai tuffi e alle gare. Poi è nata Maya, due anni fa. E la tuffatrice, prima e unica italiana a conquistare l'oro ai Mondiali (Kazan, nel 2015), è tornata in piscina, ad allenarsi. La maternità le ha cambiato la vita, due volte.

Il coraggio di avere un figlio, da campionessa, a 32 anni. E poi quello di rimettersi in gioco.
«Ci vuole coraggio e tanta energia. Io e Francesca Dallapé (nel sincro hanno vinto l'argento alle Olimpiadi di Rio nel 2016, ndr) ci stiamo allenando per la qualificazione alle Olimpiadi. Speriamo di essere due mamme a Tokyo. Una bellissima sfida».

Com'è allenarsi da mamma?
«Molto più faticoso. Prima tornavo a casa dopo l'allenamento e mi riposavo, adesso mi riposo quando vado ad allenarmi. Ci vuole un'energia pazzesca, non avrei mai pensato di averne tanta. Se mi avessero detto riuscirai a fare tutto questo non ci avrei creduto. E invece è così. A volte la notte non dormo bene e il giorno dopo ne risento. È un allenamento con i ritmi da mamma».

È una scelta difficile, per una campionessa, quella di diventare mamma? Cosa è cambiato?
«Tanto. Quattro anni fa i tuffi erano la mia priorità, tutta la giornata era basata sugli allenamenti e miravo solo a quello. Adesso l'allenamento viene dopo Maya, la vita gira intorno ai suoi ritmi. E anche se le cose in piscina non vanno come mi aspetto, mi pesa di meno».

 

 


Aveva deciso il ritiro dalle gare e poi ci ha ripensato. Cosa è successo?
«Francesca è stata un martello pneumatico. La sua bambina ha otto mesi più della mia. E subito dopo la gravidanza non faceva altro che ripetermi: allora, quando ricominciamo? Mi ha convinta e sono contenta di aver ripreso una carriera parallela. Non la posso paragonare a quella di prima, mi alleno meno della metà di una volta. Avevo raggiunto tutti i traguardi che volevo, le medaglie non me le toglie nessuno, ora vivo serenamente quello che viene. Non ho più l'ansia da prestazione di una volta».

Come ha vissuto la gravidanza? Un'atleta ha la paura di non tornare quella che era?
«La gravidanza è stato il periodo più bello della mia vita, me la sono goduta. Mi piaceva la mia pancia, non avevo problemi con il prendere peso. Le atlete hanno una marcia in più, sono abituate ai sacrifici, ce la mettono tutta per tornare in forma e per conciliare famiglia e allenamenti».




Come racconterà a Maya le sue imprese sportive?
«Non le racconterò nulla, aspetterò che sia lei a chiedere. Come ha fatto mio padre (il campione di tuffi Giorgio Cagnotto, ndr). Non voglio che senta la pressione di diventare tuffatrice. Io non l'ho sentita e nemmeno sono stata in competizione con mio padre».

Perché secondo lei sempre più persone rinunciano ad avere figli?
«Forse abbiamo meno fiducia nel futuro e siamo più individualisti. Da soli si sta bene, se sei single nessuno ti considera più un poverino, e ci si spaventa dei tanti sacrifici che si fanno come genitori».


 

 

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