Le strade sono degli uomini: solo 7 su 100 intitolate a donne. E le statue femminili quasi non esistono

Le strade sono degli uomini: solo 7 su 100 intitolate a donne. E statue femminili quasi non esistono
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Domenica 21 Giugno 2020, 00:13

Devono farne di strada le donne per conquistare la parità. Anzi di strade, perché a fare un giro per le città italiane si fatica a trovare una targa con un nome femminile. Tutti uomini, con qualche rara eccezione: di sante e martiri. «Ogni 100 vie e piazze dedicate a uomini poco più di sette sono intitolate a protagoniste femminili, di cui il 50-60% è rappresentato da madonne, sante e martiri. È un gap di genere impietoso e impensabile da colmare quello che si gioca per le strade del nostro paese, una lotta per la parità che se non può aspirare a un riequilibrio sostanziale dei generi, può puntare però al raggiungimento della "consapevolezza del gap"». Maria Pia Ercolini , insegnante di geografia in pensione e presidente dell'Associazione toponomastica femminile (Tf), si batte da anni per ridurre il divario di genere per le streda delle città. 

«Il potere più grande della toponomastica - spiega Ercolini all'agenzia Dire - è creare modelli, rimandare a immaginari, oltre a rappresentare“una volontà, perché attraverso le scelte fatte dalle amministrazioni si vede quale memoria vogliono conservare, a quale vogliono dare valore. Bisogna formare gli insegnanti, entrare nelle scuole. Fin dal primo anno noi abbiamo istituito il concorso nazionale ‘Sulle vie della parità’, che mira a far prendere coscienza del problema le scuole e a sollecitare le amministrazioni attraverso ragazze e ragazzi, bambine e bambini, che chiedendo a un Comune di intitolare una strada entrano in un rapporto di cittadinanza attiva».

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Il tema, chiarisce la presidente di Tf, è
«quello della visibilità delle donne nello spazio pubblico», che si allarga al «discorso del linguaggio. Ci nascondiamo spesso, soprattutto su professioni prestigiose, dietro abiti maschili - sostiene Ercolini - Noi riteniamo che la memoria sulle strade debba essere quella delle donne che hanno agito non quelle che hanno subito, perché continuiamo a riproporre un’immagine di donne vittime, martiri, e non è questo l’obiettivo che abbiamo in testa».

Ogni anno Toponomastica femminile, per monitorare la situazione, chiede ai Comuni un aggiornamento dello stradario,
«ma la risposta è molto bassa», avverte Ercolini, o «perché le amministrazioni non hanno lo stradario aggiornato» o perché c’è «una difficoltà a censire» dovuta ai nomi puntati, per cui «se tu ti trovi A. Rossi non sai se sia ‘Ada’ o ‘Aldo’».

A Roma, dove l’associazione è a rotazione nella Commissione Toponomastica,
«su oltre 16mila strade siamo passati dal 7,7% del 2012 all’8,6% di oggi, che sembra poco, ma in realtà su un numero così elevato di vie è una crescita significativa». A Napoli «è stato fatto un lavoro molto interessante perché il sindaco nella premessa del regolamento per le intitolazioni rivolto alla Commissione Toponomastica, ha espresso la volontà che ogni incontro per le delibere si concluda con almeno una delibera femminile in più rispetto a quelle maschili, per ridurre il gap. Anche Palermo si è mostrata molto sensibile. Non è una battaglia che le donne devono fare contro gli uomini - conclude la presidente dell’associazione - È una battaglia di democrazia che dobbiamo fare insieme, contro le resistenze alla democrazia».


Le vie dedicate a donne sono poche, le statue quasi nessuna. A Milano ce ne è una, solo dall’anno scorso, a Bologna e Torino non ce ne è neanche una, a Roma il Gianicolo  c'è quella di Anita Garibaldi e una serie di donne del tempo della Repubblica Romana. In Italia monumenti femminili quasi non esistono. 

 

 



 

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