Stalking, nuova stretta sugli stalker: così cambia il Codice rosso

Stalking, nuova stretta sugli stalker: così cambia il Codice rosso
di Barbara Acquaviti
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Domenica 9 Febbraio 2020, 11:04 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 08:33

Per ora sono quattro punti, sottoscritti da tutta la maggioranza. Ma potrebbero diventare di più. La legge sul Codice rosso contro il femminicidio è stata approvata lo scorso luglio, quando il governo era ancora grillo-leghista, ma è diventata legge con un largo consenso (si astennero solo Pd e Leu, perché contestavano le scarse risorse). Eppure, di fronte ai numeri statistiche che raccontano la vita spezzata di troppe donne i rosso-gialli hanno cominciato già a mettere in cantiere nuove modifiche.

Nero su bianco, sono agli atti in una proposta di legge che ha come prima firma quella di Valeria Valente, senatrice del Pd e presidente della commissione sul femminicidio, ma è appoggiata anche dagli altri partiti della maggioranza, attraverso le firme di Alessandra Maiorino del M5s, Donatella Conzatti e Nadia Ginetti di Iv, Francesco Laforgia di Leu e Julia Unterberger delle Autonomie.

La prima correzione è il cuore della proposta: prevedere l'arresto obbligatorio in flagranza nei casi di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona che è stata vittima di aggressioni. Il punto, spiega Valente, è che nonostante la presa in carico immediata da parte del sistema giudiziario il Codice rosso prevede l'obbligo entro i tre giorni le donne restano esposte al contatto dei loro persecutori. Attualmente, l'arresto in flagranza non è possibile, e questo si legge nella relazione che accompagna la proposta determina un vuoto che espone la vittima a un grave pericolo per la sua incolumità.

Da qui, l'esigenza di ritoccare la legge, condivisa trasversalmente e riconosciuta durante la sua audizione proprio nella commissione Femminicidio anche dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Che però, ha chiesto di attendere almeno sei mesi per poter avere una casistica esaustiva sugli effetti che la legge ha avuto nella sua prima fase di attuazione. Attualmente, infatti, non esistono ancora dati significativi sull'applicazione del Codice rosso. Alcuni numeri, tuttavia, sono emersi durante le relazioni per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Come evidenziato dal pg della Cassazione Giovanni Salvi, pur in un «contesto positivo» del calo degli omicidi con uomini come vittime, risulta «ancora più drammatico» il fatto che permangano pressoché stabili i cosiddetti femminicidi. Inoltre, secondo i dati forniti dall'Istat alla commissione Femminicidi, l'80,5% delle donne uccise «è vittima di una persona che conosce: nel 43,9% dei casi è un partner (35,8% attuale, 8,1% precedente), nel 28,5% un parente (inclusi figli e genitori) e nell'8,1% un'altra persona conosciuta.

La legge a prima firma Valente presenta anche altri tre punti di modifica. Si prevede, infatti, che si possa disporre il fermo della persona quando sussistano fondati motivi per ritenere che le condotte criminose possano essere reiterate ponendo in grave ed attuale pericolo la vita o l'integrità fisica o psichica della persona offesa. Viene poi estesa la possibilità di uso del braccialetto elettronico e, inoltre, si stabilisce che il pubblico ministero investito del caso, possa trasmettere gli atti al prefetto al fine di valutare l'adozione di eventuali misure di protezione.

Grazie alle audizioni ancora in corso con le varie associazioni, tuttavia, la commissione Femminicidio sta prendendo in considerazione ulteriori proposte di modifica, come per esempio aumenti importanti di pena per recidive da tenere distinte da ipotesi di continuazione per alcuni reati, oppure l'obbligo di comunicazione alla persona offesa della carcerazione o scarcerazione dell'autore del reato anche per il tentato omicidio.
Valente sottolinea come il Codice rosso «abbia generato un effetto di maggiore attenzione e consapevolezza» e, a suo giudizio, «anche il fatto che se ne stia parlando tanto ha aiutato, perché ci sono donne che magari non sanno quale sia il contenuto della legge ma hanno comunque percepito di avere una tutela in più». Detto questo, «la vera scommessa è rendere più efficaci le misure di protezione, quindi l'intervento normativo è importante ma dobbiamo essere consapevoli che nemmeno la migliore norma possibile è sufficiente. La vera svolta la avremo quando tutti gli operatori della filiera, non solo saranno specializzati, ma anche formati e saranno in grado di leggere la violenza per quello che è e di credere alle donne».

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