Tra simbolo e rivoluzione: nella galleria d'arte si parla di “femm.”

Ritratti donne: femm.
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 18:33
Incontro con la scrittrice Paola Rivolta, autrice della raccolta di racconti intitolata “femm., giovedì 11 luglio dalle 17 alle 18 nella sala espositiva del I piano,  nell’ambito della mostra “Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione”, in corso alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Si tratta di un reading, tenuto dalla stessa autrice, di alcuni dei racconti contenuti nel libro, appena pubblicato dalla casa editrice Liberilibri di Macerata.
femm. è un titolo minuscolo, abbreviato, significativamente riassuntivo del mondo femminile in ogni epoca e latitudine.

Diciotto racconti brevi, diciotto ritratti di donne amareggiate, tormentate, perfide. Madri, sorelle, mogli, amanti sono i cardini attorno ai quali ruota la narrazione. Di fronte all’ambiguità della natura umana resta nel lettore un senso di smarrimento che lo costringe a cercare tra le parole lette una rassicurazione morale, o almeno una qualche certezza.

È questo senso di sospensione, che incombe dalla prima all’ultima pagina, ad accomunare storie ambientate in paesi e atmosfere diversi. Un estratto dal racconto
Con la speranza che l’abusare del proprio corpo convincesse la natura: «Quando mio marito rientrò dal lavoro era già buio. Io ero tornata a casa da poco. Il tempo di togliermi il cappotto, posare i guanti sul vassoio d’argento, rassettare la cotonatura dei capelli di fronte allo specchio, vedere la bambinaia che si era affacciata avendomi sentito entrare. Il tempo di salutarla, dopo che mi aveva fatto notare, guardando insistentemente l’orologio, che come al solito avevo oltrepassato l’orario previsto dal suo contratto. Il tempo di darle le indicazioni per i giorni seguenti e salutarla, di passare davanti alla lavanderia, fare caso ai capi puliti che erano impilati sul tavolo da stiro e il tempo di riporli. Il tempo di affacciarmi sulla porta della camera di mia figlia. Giocava tranquilla. Era un piccolo angelo biondo. Allora perché non la amavo? Stetti a guardarla e cominciai, come al solito, a tormentarmi cercando, dentro di me, una qualche emozione, il desiderio di abbracciarla come pensavo avrebbe dovuto essere normale. L’unica cosa che invece provavo era un peso sul cuore, un’angoscia che riuscivo a gestire solo quando ero lontana da lei».
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