Nuovo oltraggio dei vandali alla panchina dedicata alla donne deportate, è il secondo in pochi giorni

La panchina appena restaurata
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 15:55
I vandali sono tornati a prendere di mira la panchina rossa dedicata alla memoria delle donne deportate a Ravensbruck, in via Confalonieri a Milano. Era stata risistemata solo sabato scorso dopo essere oltraggiata la prima volta. A dare notizia dell'ultima offesa è il presidente dell'Anpi milanese Roberto Cenati. La panchina si trova vicino alla Casa della Memoria. «Era stata restaurata sabato scorso dall'associazione Elica Rossa nel corso di un'iniziativa - spiega Cenati -. Non è più tollerabile il ripetersi a Milano di episodi che offendono profondamente la nostra città. Si vuole colpire la Memoria che costituisce l'antidoto più efficace alla deriva razzista xenofoba e al clima di intolleranza che sta attraversando il nostro paese».
E' stata ripulita la panchina rossa dedicata alle deportate dei campi di concentramento, panchina che si trova davanti alla Casa della Memoria in via Confalonieri, nel quartiere Isola di Milano, e che era stata vandalizzata nei giorni scorsi. Stamattina c'è stata una piccola cerimonia con canti e letture partigiane, iniziativa dell'associazione Elica Rossa, assieme ad Anpi, Aned e al Comitato internazionale Ravensbruck.

La panchina rossa nel giardinetto di via Confalonieri è dedicata alle vittime di Ravensbruck dove furono immatricolate 125.000 donne delle quali circa 95.000 persero la vita. A Ravensbruck furono deportate oppositrici politiche al nazifascismo, ebree, rom, sinti, testimoni di Geova. Mille furono le italiane, tra le quali ricordiamo Maria Arata Massariello, docente del Liceo Carducci, antifascista, arrestata il 4 luglio del 1944 e portata prima nel lager di Bolzano e poi a Ravensbruck. Maria Arata riuscì a fare ritorno. A Ravensbrück nacquero 870 bambini, ma solo pochissimi riuscirono a sopravvivere. Altri bambini, entrati nel lager con le loro madri, non resistettero agli stenti, alla denutrizione, al clima. Il personale di sorveglianza di Ravensbrück era formato da speciali reparti femminili delle SS che rendevano la vita impossibile alle deportate. 
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