C'è la testa di Saffo, la lastra raffigurante Penelope, simbolo della devozione totale al marito, la impavida Giuditta, dipinta da Giovanni Battista Piazzetta nel XVIII secolo, un frammento di sarcofago con il mito di Giasone e Medea, i piatti delle zitelle che venivano decorate dalle giovani ospitate nei conventi, poi sono esposte le rappresentazioni della donna a Pompei, come dea della bellezza e della fecondità.
La mostra è stata allestita alla Villa di Tivoli ed è un progetto curato da Andrea Bruciati, Massimo Osanna, l'ex direttore del parco di Pompei, e la direttrice del Museo Nazionale romano Daniela Porro, e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura. L'esposizione si snoda anche a Villa D'Este e al Santuario di Ercole vincitore. Sempre in chiave del dualismo tra la donna solare e quella oscura, luciferina.
Il percorso nasce come una piattaforma condivisa dal punto di vista scientifico e organizzativo, risultato dell’inedita sinergia tra il Parco archeologico di Pompei, il Museo Nazionale Romano e l’Istituto di Villa Adriana e Villa d’Este . «Il progetto coincide con i 500 anni dalla morte di Lucrezia Borgia, madre di Ippolito d’Este - ha commentato Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este - peccatrice e donna dissoluta per antonomasia e al contempo donna di grande carattere, figura cangiante, perfetta per incarnare questa idea di duplicità. Ancora una volta le Ville di Tivoli si propongono di creare ponti, spunti di riflessione su colei che dà la vita e insieme la toglie».
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